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Attualità martedì 17 novembre 2015 ore 11:35

Cantarelli, il grido d’aiuto dei cassaintegrati

Invisibili e dimenticati, così si sentono i 120 cassaintegrati della Cantarelli che con una lettera aperta portano a conoscenza la loro condizione



CORTONA — «Invisibili e dimenticati da tutti. Così possiamo definirci mentre prendiamo atto che noi appartenenti alle maestranze in cassintegrazione della ditta Cantarelli di Rigutino-Terontola – ben 120 persone! sembriamo non esistere nelle cronache”.

Inizia così il grido d’aiuto dei 120 cassaintegrati dell’azienda aretina, disperazione e amarezza si legge fra le righe della loro dichiarazione, da dove emerge, tra l'altro, anche una dura situazione economica.

“Spesso i media locali parlano della Cantarelli ma riferendosi solo ai dipendenti rimasti, insomma a quelli che il lavoro ce l’hanno ancora. Buon per loro, intendiamoci, ma la nostra situazione è ben diversa e dobbiamo dare voce anche a questa.

E’ una situazione fatta di incredibili problemi come: mancata tredicesima del 2014; mancata mensilità di Gennaio 2015; mancata prima settimana del Febbraio 2015; dall’Aprile di quest’anno la cassa integrazione non è mai arrivata, se non fosse per lo sportello anticrisi della Provincia che ne anticipa una parte (circa l’80%); ammortizzatori sociali non scattati o in ritardo.

Tutto ciò – e anche molto altro su cui non ci soffermiamo in quanto attiene al clima di tensione interpersonale che i vertici aziendali non hanno certo contribuito a mitigare – ha provocato a noi e alle nostre famiglie una situazione economica a dir poco disastrosa.

Un disagio sempre maggiore che si alimenta dal fatto di apparire privo di alcuna prospettiva, mentre cerchiamo di sopravvivere con l’equivalente di circa 600 euro al mese! Un quadro – è bene ricordarlo – a tutti noto, in ogni suo risvolto: all’azienda, ai sindacati, al tribunale, al commissario.

E tutto questo dopo innumerevoli prove di dedizione all’azienda e di abnegazione nello svolgimento delle nostre mansioni, senza mai esserci risparmiati le ore in più (non compensate e spesso sottratte ai rispettivi ambiti familiari), la gravosità dei compiti richiesti ecc, nella convinzione – purtroppo vana – che tanto impegno e sacrificio potessero contribuire alla continuità lavorativa dell’azienda”.

I cassaintegrati gridano “Basta” e affidano alla stampa il loro grido di dolore: “Affidarlo a voi, il nostro grido di dolore, pregandovi di rilanciarlo, affinché questa immensa vergogna finisca subito e si provveda almeno alla più tempestiva puntualità nel ripianare le mancanze sopra elencate!”.


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