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Addio a Paolo Rossi, campione con il cuore aretino

Da anni aveva un agriturismo in Valdarno. Nel 2017 aveva tagliato il nastro ad una mostra, “Pablito”, dedicata proprio a lui allestita a Casa Bruschi

Un anno maledetto forse questo 2020. Che oltre ad essere travagliato dalla pandemia sta sta portando via miti e grandi personaggi della nostra epoca. È così a pochi giorni dalla morte di Maradona, nella notte è arrivata la notizia che se ne è andato anche Paolo Rossi.

Attaccante di razza, simbolo dei Mondiali del 1982. L’eroe dell’estate spagnola che con sei gol portò l’Italia sulla vetta del mondo. 
Era nato il 23 settembre 1956 a Prato ed aveva solo 64 anni, ma un terribile male non gli ha dato scampo. A comunicare la sua scomparsa, stanotte, la moglie con un tweet.

Paolo “Pablito” Rossi non era soltanto una leggenda del calcio, ma negli ultimi anni seppur fosse rimasto legato e in attività in quel mondo, era un imprenditore, profondamente amante dell’agriturismo nelle campagne di Bucine, in Valdarno, che portava avanti con la moglie e le due figlie. Ha anche un figlio, Alessandro.

Forte il legame quindi con l’Aretino. Il suo buen retiro. Qui, nel 2017, assieme al sindaco Ghinelli, aveva tagliato il nastro ad una mostra a lui dedicata, allestita a Casa Bruschi. Come non ricordare l’emozione dei suoi racconti, i suoi modi affabili, gentili ed i sorrisi per tutti, alla presentazione dell’evento nel Chiostro di Palazzo Cavallo.

Con lui se ne va un altro pezzo della nostra storia. Un galantuomo nel calcio e nella vita. Forse questo 2020 dovrebbe far la finita di chiederci pegno, forse abbiamo già dato abbastanza. Soprattutto chi se ne è andato, lasciando però la più grande delle eredità: il ricordo, segnato dal quel pizzico di genio e grandezza che lo rendono eterno.