Attualità

Ucraina, manca il cibo per gli allevamenti aretini

Molte aziende rischiano di chiudere tra prezzi alle stelle e aziende fornitrici che non garantiscono l'approvvigionamento oltre settembre

I rischi connessi alla dipendenza dall’estero dei cereali, messi in evidenza dal conflitto in Ucraina, si ripercuotono sulla filiera zootecnica. E proprio sul tema dell’alimentazione degli animali da allevamento Confagricoltura Arezzo ha svolto un’indagine fra gli operatori di settore.

Secondo quanto rilevato, le criticità riguardano i prezzi, la scarsa elasticità del mercato e la disponibilità dei mangimi. "Attualmente gli allevatori si trovano nella condizione di sostenere costi in rialzo anche oltre il 40% a causa del prezzo dei mangimi e dei rincari dell’energia, ma non finisce qui - dichiara Gianluca Ghini, direttore di Confagricoltura Arezzo - il secondo aspetto critico è che a fronte di una crescita dei costi di produzione, non c’è stato un corrispondente aumento dei prezzi all’ingrosso, per cui il margine di ricavo si è ulteriormente ridotto. Infine, l’ultimo risvolto preoccupante è che nessuna azienda fornitrice di mangimi garantisce l’approvvigionamento oltre settembre".

Il tema è strettamente connesso a quello della non autosufficienza della produzione di cereali, i mangimi sono prevalentemente composti da mais, orzo e avena. "Occorre una decisione da parte del Governo e dell’Unione Europea che punti a diversificare i canali di approvvigionamento - termina Ghini - altrimenti si profila uno scenario di grande incertezza: sia la filiera del latte, sia quella della carne potrebbero subire dei contraccolpi dovuti alla mancanza di mangimi. Il rischio è quello della chiusura di numerose aziende, chiusura che passerebbe da piani di abbattimento dei capi allevati".