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Banca Etruria, 300 milioni da pagare in un mese

Una richiesta epocale quella del commissario liquidatore della vecchia Banca Etruria, vuole 300 milioni di danni da Pierluigi Boschi, il padre del ministro

Una delle più grosse richieste di danni mai avanzata per un crac bancario. Il commissario liquidatore della vecchia Banca Etruria, quella in liquidazione coatta dopo il decreto del 22 novembre, vuole 300 milioni di danni da Pierluigi Boschi, il padre del ministro, vera chiave politica del caso nonché ex vice presidente, e dai 34 altri ex amministratori dal 2010 in avanti. Dentro ci sono l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, l’altro vice Alfredo Berni e Luca Bronchi, già direttore generale, sul quale pende anche una richiesta di sequestro della liquidazione da 1,2 milioni della procura di Arezzo. Tra gli altri nomi spiccano quelli di Giuseppe Fornasari, penultimo presidente, costretto a lasciare da un diktat di Bankitalia, e del suo vice Giorgio Guerrini, già presidente nazionale di Confartigianato. C’è anche Augusto Sacci, consigliere d’amministrazione fino al 2011 e già presidente dei cementifici Sacci, esposto verso la banca con sofferenze fra i 45 e i 60 milioni. Il commissario Giuseppe Santoni, nominato da Banca d’Italia, lo stesso che aveva ottenuto la dichiarazione di insolvenza del tribunale di Arezzo, l’11 febbraio, non si è dimenticato neppure dei morti e ha presentato il conto ai loro eredi: è la situazione in cui si trovano i familiari di Gerardo Gatti, ex consigliere perugino, e Felice Maria Santonastaso, già ad di Italstat, il colosso Iri delle costruzioni, negli anni ’90. Il tono della lettera, datata 17 marzo, è secco: provvedere al risarcimento entro e non oltre 30 giorni, altrimenti la banca in liquidazione procederà per vie legali. Il che significa probabilmente l’azione di responsabilità, ventilata già da settimane nei confronti di quello che fu il gruppo dirigente di Etruria.