Erano riusciti a coprire ogni zona di Arezzo gli spacciatori incastrati dalle indagini della polizia di Arezzo che per l'operazione ha scelto il nome di quello che è ritenuto il capo dell'organizzazione, Buratto. Il loro era uno spaccio a macchia di leopardo perché per la vendita della droga non usavano mai lo stesso posto. Piuttosto, si muovevano tra le centralissime piazza Guido Monaco e porta San Lorentino, alla periferica zona Pescaiola fino alle zone commerciali della stazione e di via Vittorio Veneto. Non rimanevano esclusi i giardini pubblici del "Porcinai" e quelli del parco "Giotto".
Gli elementi raccolti hanno portato all'esecuzione di tre misure di obbligo di dimora, tre misure di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e due divieti di permanere nel comune di Arezzo oltre alle nove ordinanze di custodia cautelare in carcere.
Nello specifico, a gestire il mercato della cocaina era gestito da tre giovani albanesi, tutti in carcere. Accanto a questo c'era anche quello dell'eroina, in mano a un terzetto di tunisini residenti a Caserta. Per il trasporto dello stupefacente erano impiegati dei corrieri che nascondevano gli ovuli con le dosi nel retto oppure li ingoiavano per renderli invisibili ai controlli.