Cronaca

Da un sms truffa entrano nel conto di un aretino

Due raggiri online smascherati dalla Polizia di Stato e altrettante le persone denunciate. Nel primo caso l'inganno con la vendita di un gommone

Denunciate dalla polizia di Arezzo due persone in seguito della presentazione di due denunce relative a truffa e frode informatica.

Nello specifico gli agenti sono riusciti, nel primo caso, ad identificare il responsabile della pubblicazione di un annuncio sul Marketplace di un noto social, che poneva in vendita un piccolo gommone al costo di 255 euro, cifra estremamente favorevole rispetto al valore effettivo del bene, chiedendo il versamento del corrispettivo su un conto corrente bancario. A seguito di accertamenti gli investigatori aretini, dopo avere verificato che l’Iban indicato risultava intestato ad un cittadino straniero con specifici precedenti di polizia e che nulla aveva a che vedere con il sedicente venditore, hanno proceduto con il deferimento.

Nel secondo caso, i poliziotti hanno iniziato l’attività investigativa dopo la denuncia presentata da una persona rimasta vittima di un episodio di phisching ad opera di ignoti: questi servendosi dei mezzi forniti dalle nuove tecnologie informatiche avevano inviato un messaggio sul telefono del malcapitato spacciandosi per il gestore della carta di pagamento (in questo caso Poste Italiane), segnalando la compromissione del conto corrente postale.

Per "mettere in sicurezza" il conto avevano poi indicato il link di una pagina, del tutto simile a quella ufficiale del gestore, nella quale l'utente avrebbe dovuto inserire i propri dati; in effetti con questa operazione la vittima aveva fornito i propri dati personali agli autori del raggiro che a questo punto erano in grado di effettuare delle operazioni salvo, però, ottenere il “codice OTP”, che il sistema invia al cliente. Un successivo contatto con la vittima da parte di un sedicente addetto alla sicurezza aveva consentito, infine, al truffatore di ottenere libero accesso al conto della vittima.

Anche in questo caso l'utenza telefonica utilizzata per carpire i codici OTP è risultata intestata a cittadino straniero non censito, mentre il conto sul quale erano confluite le somme prelevate è risultato intestato a cittadino con specifici precedenti di polizia.