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Basta dad, la lettera di una mamma a Mattarella

Benedetta Valli è un medico ed ha tre figli. Ha scritto al Presidente convinta che "una scuola non a distanza è possibile nonostante la pandemia"

"Abbiamo perso un anno. Confido in lei perché non si perda altro tempo. Grazie per il positivo esempio che lei è per tutti noi". Con queste parole, Benedetta Valli, mamma e medico anestesista di Arezzo, conclude la lettera che ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha deciso di farlo per chiedere alle Istituzioni, in cui afferma di credere fortemente, di riportare gli studenti, ovviamente in sicurezza, ma in classe.

Benedetta, nella stessa missiva, si sofferma anche sulla propria situazione familiare, tre figli e comunque una condizione agevolata "sia dal punto di vista economico che sociale". Nonostante ciò riscontra difficoltà pratiche, quotidiane tanto che "da domani la mia piccola la porto al lavoro con me in un ospedale" perché "non può fare la dad da sola, i fratelli non possono aiutarla e i nonni sono fuorigioco e non ho intenzione di mettere a rischio le loro vite". E lei non "ha intenzione di sacrificare il lavoro, frutto di anni di studio e sacrifici". 

Già, la didattica a distanza. La mamma aretina a questo punto entra nel merito "le scuole ad Arezzo sono chiuse ormai da una settimana e si presume lo siano per altro tempo indefinito. I figli sono a casa in dad, un acronimo la sua prima d sta per didattica ma che è sicuramente più incisivo e comprensibile il suo vero senso se leggiamo l'ultima d che significa distanza. Poca didattica. Molta distanza".

E Benedetta quindi termina così la missiva "sono certa che si possa immaginare una scuola non a distanza pur nelle difficoltà della pandemia. Vorrei che i miei ragazzi sapessero che lo Stato sta facendo di tutto per garantirgli un'istruzione vera. Vorrei che i genitori sapessero che le Istituzioni ci sono e che se hai figli ti supportano e ti rispettano, perché i figli non sono di chi li fa ma appartengono all'Italia intera, si parla di comunità educante non a caso".

E sotto alla lettera, per la quale dice di aver rimparato a scrivere in corsivo, postata sui social ha lasciato un altro commento altrettanto significativo, autorizzando e invitando altri genitori a condividerla "non ne faccio una questione di genere, io sono una mamma ma so per certo che esistono tanti babbi nella mia stessa identica situazione. Non ne faccio una questione politica, la scuola non ha colore e il bene delle future generazioni nemmeno. Non ne faccio una questione di professione, io sono un medico e non sono un eroe. Eroi sono tutte quelle persone che ogni giorno vanno a lavorare pensando i loro figli a casa a fare la Dad o la sera vanno a letto senza sapere come organizzarsi il giorno dopo".