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Svolta green, per le aziende aretine sa di "beffa"

Gli imprenditori agricoli del territorio, tramite la Cia, critici sulla tassazione degli extra profitti delle fonti rinnovabili. E scrivono ai parlamentari

"L’annunciata svolta green ha il sapore della beffa per le aziende agricole che hanno investito con decisione sulle rinnovabili". Arriva da Arezzo, nel 2021 al 55° posto nella classifica nazionale delle province italiane per produzione di energia solare e dove si producono 190,087 Gigawattora, pari al 20,7% del totale regionale, la voce degli agricoltori delusi dalla conversione in legge del decreto legge 4/2022.

A interpretare il disappunto per la 25/2022 è CIA Arezzo che, carta e penna alla mano, ha scritto ai parlamentari contestando l’introduzione della tassa sugli extra-profitti per il fotovoltaico agricolo.

“Le imprese agricole della nostra provincia hanno accolto con grande interesse l’intervento introdotto dal Decreto Legge 4/2022. Purtroppo la sua conversione in legge ha deluso le attese. Il Governo infatti ha deciso di tassare i guadagni extra delle aziende agricole, che in passato hanno investito nelle fonti rinnovabili, dando un efficace contributo alla svolta green del paese e alla produzione di elettricità “made in”. Cambiare in corsa le regole non è corretto e diventa un pericoloso boomerang” lamenta la presidente Serena Stefani. 

E prosegue: “tra le aziende colpite ci sono tante piccole imprese che non fanno dell’energia rinnovabile il loro core business ma uno strumento per integrare il reddito e per assorbire costi di produzione sempre più alti. Le novità introdotte dalla legge non solo allontanano l’obiettivo del raggiungimento dell’autonomia energetica del mondo rurale ma soprattutto causano ripercussioni pesanti e irreversibili sugli agricoltori, che hanno sostenuto sforzi economici importanti per investire nelle fonti rinnovabili. Tutto ciò in un momento particolarmente delicato per l’agricoltura costretta a fare i conti con pesanti rincari delle materie prime e dei costi energetici, con la mancanza di manodopera, le perdite di raccolto e di prodotti causati dalla siccità e dagli “attacchi” continui da parte di fauna selvatica e predatori”.

Sono queste le ragioni che hanno spinto Cia Arezzo a scendere in campo e a coinvolgere sull’argomento i parlamentari eletti sul territorio: “a loro chiediamo un supporto per trovare una soluzione adeguata a un problema che, nella nostra provincia come in altre parti di Italia, rischia di diventare l’ennesimo capestro per molte piccole imprese ormai a rischio chiusura” termina il direttore Massimiliano Dindalini, annunciando l’invio della nota che verrà indirizzata anche alla vice presidente della Regione Toscana con delega all’agroalimentare Stefania Saccardi.