Attualità

Allarme agricoltori, ad Arezzo è emergenza cereali

Da essere uno dei granai più importanti d'Italia il territorio coltiva solo 5mila ettari di frumento. Ma la crisi richiede incentivi e riconversione

Il territorio aretino un tempo era uno dei granai più importanti del Paese. Da decenni non è più così, ma oggi torna in primo piano il tema dell’autosufficienza nella produzione alimentare e il settore delle colture a frumento è estremamente cruciale.

In provincia di Arezzo si coltivano attualmente meno di 5mila ettari a frumento, nel dopoguerra se ne coltivavano 65mila. La produzione di grano nostrano si è contratta, anche se la produttività è più che raddoppiata, ma il tema della non autosufficienza torna in primo piano a fronte della crisi internazionale.

Ed è questo il tema che Confagricoltura Arezzo pone nell’agenda delle politiche agricole: senza un piano europeo di riconversione e senza incentivi, oltre alle problematiche della dipendenza energetica, si aprirà inevitabilmente quello del cibo. L’Ucraina infatti è uno dei paesi da cui l’Italia finora ha acquistato un quantitativo significativo di cereali.

"Il prodotto grano - spiega Carlo Bartolini Baldelli, presidente di Confagricoltura Arezzo - è considerato a tutti gli effetti una ‘commodity’ e pertanto lasciato alla mercé di ogni tipo di speculazione finanziaria. La spinta a non coltivare da parte delle politiche agricole europee è stata forte ed i contributi mai sufficienti a coprire i costi di produzione a fronte dei prezzi irrisori. Le imprese agricole con il tempo hanno abbandonato tale coltivazione poiché non più conveniente e non sufficientemente protetta da una politica agricola che, in questo caso, ha completamente abdicato a favore del mercato finanziario speculativo. Negli ultimi decenni il numero spropositato di ungulati che devastano i raccolti a partire dalla semina in poi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso".

"Occorre mettere gli agricoltori nella condizione di rendere conveniente produrre grano - termina Bartolini Baldelli - serve un sostegno con politiche agricole incentivanti, servono risposte alle problematiche contingenti come quelle degli ungulati, lavorando per rendere le nostre colture sempre più produttive ed al contempo sostenibili. Si, perché la produttività non è in antitesi con la sostenibilità".