Cronaca

Ex Lebole, blitz delle Forze dell'ordine

Operazione volta a sgomberare l'area ed a verificare cosa ci fosse all'interno. Presenti molti agenti della Polizia. Impiegate anche le unità cinofile

E' partita questa mattina presto l'operazione della Polizia di Stato volta a sgomberare l'area ex Lebole dagli abusivi. Quella che ha rappresentato il simbolo della svolta economica aretina è ormai una fabbrica fatiscente, cadente e utillizzata da molti senzatetto come luogo di ricovero e non solo.

Presenti molti agenti della Polizia di Stato, Municipale, unità cinofile. Richiesto l'intervento anche dell'elicottero per un controllo dall'alto.

La Polizia ha fermato e portato via almeno 12 persone, tutte di origine africana,  trovate all'interno della fabbrica dove si erano create giacigli di fortuna con materassi, divani. Recuperato anche molto materiale comprese tante biciclette, anche nuove, e monopattini.

Due di loro, spiega la Questura, erano in possesso di droga, individuata grazie al cane "Eviva". Uno l'aveva nascosta nel giubbotto di pelle, l'altro sotto al materasso dove stava dormendo all'arrivo degli agenti. Il primo, con precedenti per droga, è stato arrestato, il secondo, senza precedenti, invece denunciato. Altri due ne avevano piccole quantità per uso personale e sono stati sanzionati.

Per tutti è scattato il deferimento per occupazione abusiva di edifici e dieci sono stati denunciati in quanto clandestini. 

L'area ex Lebole è un luogo che ha significato tanto per gli aretini. Ha permesso a generazioni di persone di trovare lavoro, cambiare vita e di gettare le basi per una nuova imprenditoria locale. Sono lontani i tempi delle "leboline", con i pullman che andavano e venivano da tutta la provincia per prendere e portare a casa i lavoratori. Ma il ricordo resta indelebile nella mente degli aretini, che giustamente pretendono di non vedere più quello scempio. Oggi quel "mostro" è in qualche modo la prima immagine della città per i tanti visitatori che arrivano dall'autostrada. Più volte e più Amministrazioni hanno provato a fare qualcosa ma nulla è stato compiuto per ridare dignità ad un'area strategica per l'intera comunità. La struttura è in mano a privati che non intendono investire in un'area tanto sconfinata quanto degradata. Ma Arezzo, che sta puntando sulla "grande bellezza" e sul turismo, non si può permettere un luogo così spettrale. Ne va del buon nome della città e della memoria degli aretini.