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Partite Iva a spada tratta contro il redditometro

Il presidente nazionale dell'associazione Partite Iva, l'aretino Massimo Gervasi, critica duramente la proposta avanzata in Parlamento

"Redditometro: va abolito immediatamente. Questo il duro commento dell'aretino Massimo Gervasi, Presidente dell'associazione di Partite IVA (Apit Italia), sulla eventuale proposta in Parlamento di reintrodurre il Redditometro. 

Continua Gervasi: "il Redditometro ha il difetto di considerare tutti ricchi con lo scopo trasversale di produrre accertamenti induttivi: soldi facili per le casse del fisco, ma anche tanto lavoro per l'ADE".

E spiega, quindi, i motivi della sua disapprovazione: "il redditometro è un indice di redditività basato su parametri standard e oggettivi, ma che non tengono conto delle varie vicissitudini a cui va incontro un'impresa, sta di fatto che è il contribuente che deve dimostrare di non aver conseguito quei redditi, altrimenti scatta l'accertamento induttivo. La reintroduzione di un indice di presunzione reddituale dimostra la pochezza intellettuale del nostro sistema fiscale. Il Redditometro non può essere utilizzato come strumento di accertamento perché non persegue la reale capacità reddituale dell'accertato. Il fisco dovrebbe attenersi a criteri contabili ordinari per valutare la reale capacità contributiva del contribuente e dell'impresa. Lo dice anche la Costituzione. A tutto ciò si aggiunge uno sproporzionato sistema sanzionatorio".

Conclude il presidente di Apit Italia: "in un momento storico in cui abbiamo un milione di disoccupati in più rispetto al 2019, con le proiezioni per i prossimi due anni che vedono drammaticamente salire questi numeri e circa 500 mila partite iva che chiuderanno i battenti, pensare di introdurre un nuovo redditometro significa voler dare il colpo di grazia alla spina dorsale di questo Paese: piccole medie imprese e lavoratori autonomi che sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto per gli effetti della crisi economica scaturita dalla pandemia”