Cronaca

Le folli notti di un imprenditore aretino

Accusato di aver dissipato, a danno di creditori e dipendenti, risorse aziendali in cene di lusso, locali alla moda e noleggio di Ferrari

L'avvocato Andrea Santini

Si è chiuso ieri, di fronte al Collegio Penale del Tribunale di Arezzo, presieduto dal giudice Gianni Fruganti,  il processo che vedeva imputato un imprenditore aretino per diversi fatti di bancarotta fraudolenta, documentale e per distrazione.

L'imprenditore, titolare di una azienda di telecomunicazioni orbitante attorno al Gruppo Mancini e travolta dall'insolvenza dello stesso nel 2015 , era accusato di aver distratto dalle casse aziendali oltre centomila euro e di aver iscritto a bilancio passività inconferenti per oltre tre milioni e trecento mila euro, mettendo in atto operazioni avventate e dissipando, in danno dei creditori e dei dipendenti, risorse nell'acquisto di beni personali di lusso, tra i quali cene in ristoranti gourmet, serate in locali notturni alla moda, soggiorni vacanzieri in hotel cinque stelle e noleggio di Ferrari.

Nonostante le richieste del Pm Roberto Rossi e la costituzione di parte civile del curatore fallimentare, all'esito dell'istruttoria il Tribunale ha ritenuto di prosciogliere l'imputato, difeso dall'avvocato Andrea Santini da tutti i capi d'accusa, salvo quello relativo ad un pagamento di circa 15mila euro che sarebbe risultato senza causa, in relazione al quale comunque non è stato fissato alcun obbligo di restituzione.

Entro novanta giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza e la difesa, in attesa delle stesse, si dichiara "comunque fiduciosa di poter chiarire positivamente la posizione residua nei successivi di giudizio, al fine di dimostrare l'estraneità dell'imprenditore a tutti i fatti contestati".