“Ritorno a casa”, il capolavoro di Harold Pinter del 1964, sarà in scena al Teatro Petrarca di Arezzo in una nuova produzione giovedì 4 dicembre ore 21, con replica venerdì 5 dicembre alla stessa ora, come parte della stagione teatrale 2025/2026. Tradotto da Alessandra Serra, lo spettacolo si muove tra umorismo e tragedia, creando un’atmosfera ambigua e conturbante nella quale la leggerezza apparente della commedia si intreccia con temi profondamente drammatici. La regia teatrale è firmata da Massimo Popolizio, le scene e i costumi sono di Maurizio Balò, Gianluca Sbicca e Antonio Marras, le musiche di Alessandro Saviozzi, le luci di Luigi Biondi. In scena gli interpreti Christian La Rosa, Gaja Masciale, Paolo Musio, Alberto Onofrietti ed Eros Pascale. La stagione teatrale 2025/2026 del Teatro Petrarca propone un cartellone di grandi nomi: dal 20 novembre al 10 aprile saranno messi in scena 8 titoli per un totale di 16 appuntamenti – sempre alle ore 21.00, con eccezione delle repliche domenicali alle 17.00 – realizzati grazie alla collaborazione tra Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Fondazione Guido d’Arezzo e Comune di Arezzo. La stagione gode del sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Toscana, in collaborazione con Unicoop Firenze (info e biglietti: www.fondazioneguidodarezzo.com / www.discoverarezzo.com).
In una casa operaia alla periferia di Londra, un tempo animata e ora segnata da solitudine e tensioni irrisolte, vivono Max, ex macellaio, i suoi figli Lenny e Joey e suo fratello Sam. È un luogo claustrofobico, chiuso, attraversato da liti quotidiane e rapporti familiari corrosi, un microcosmo in cui l’assenza di Jessie, moglie di Max e madre dei tre figli, pesa come un’ombra costante. In questo fragile equilibrio irrompe Teddy, il figlio maggiore, professore di filosofia affermato, tornato dall’America dopo sei anni, accompagnato dalla moglie Ruth, madre dei loro tre figli rimasti negli Stati Uniti. Ed è proprio Ruth, donna bella, sensuale e silenziosa, unica presenza femminile in un universo maschile dominato da pulsioni e competizioni, a scatenare desideri, a innescare manipolazioni e a sovvertire ruoli e poteri. Considerata all’inizio come una possibile «preda», provocata e osservata con morbosa attenzione, Ruth ribalta ogni dinamica assumendo il controllo del mondo che la circonda attraverso il corpo, la presenza, la seduzione. “Ritorno a casa” si conferma così un’opera disturbante e magnetica, un’indagine sulla fragilità dei legami, sull’ambiguità dei desideri e sulle zone d’ombra che abitano l’animo umano.