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Il Dpcm cambia ma per il commercio è sempre "buio"

Il direttore di Confesercenti Arezzo: “Disattese le nostre aspettative e anche stavolta il provvedimento di chiusura non è accompagnato dai ristori”

Il governo Draghi vara il suo primo Dpcm che resterà in vigore fino al 6 aprile. Rispetto alle vecchie disposizioni governative cambia il modo di valutare e applicare le norme ma per certe categorie sembra che non cambi la sostanza.

“Purtroppo anche questo esecutivo si muove in assoluta continuità con il precedente - afferma Mario Checcaglini, direttore di Confesercenti Arezzo. Sono ancora una volta sostanzialmente le attività commerciali e i pubblici esercizi ad essere ritenute responsabili della diffusione della pandemia e a rischio di chiusura in caso di incremento della diffusione del virus”.

Il direttore di Confesercenti sottolinea come questo nuovo Decreto disattenda, di fatto, le richieste diffuse dalla popolazione come, ad esempio, l'apertura serale dei ristoranti come luoghi sicuri.

“Insieme alle attività commerciali - aggiunge Checcaglni  - in questo Dpcm, che entrerà in vigore il 6 marzo e resterà fino al 6 aprile, la scuola è indicata come un luogo responsabile della diffusione dopo che a lungo era stata dichiarata sicura mentre oggi si individuano anche per gli studenti misure restrittive”.

Insomma, per Confesercenti non c’è stato il grande cambio di passo auspicato neppure in tema di ristori.
“Come sempre il provvedimento di chiusura non è accompagnato dai ristori. Ci speravamo - incalza Checcaglini. Le critiche al Governo precedente da parte di molte forze politiche indicavano che si dovesse agire diversamente e che alle chiusure devono seguire i ristori. Purtroppo i 32 miliardi, disponibili nel bilancio dello Stato da inizio gennaio, che devono servire a ristorare le attività sono ancora fermi. Nel frattempo chi subisce i provvedimenti di chiusura è attività sempre più in difficoltà”.