Attualità

La Medicina Nucleare al tempo del Covid

Diminuisce il numero degli esami effettuati ma vengono accelerati i tempi per le urgenze con diagnosi nell'arco delle 24-48 ore

Baldoncini, direttore della medicina nucleare del San Donato

Nell’era Covid, in ottemperanza alle direttive nazionali e nel rispetto delle specifiche situazioni locali, anche la Medicina Nucleare è stata riorganizzata. 

La Medicina Nucleare utilizza sostanze contenenti atomi radioattivi (radiofarmaci) per diagnosticare e trattare patologie di diversa natura. 

Diminuisce il numero di esami effettuati, prediligendo i percorsi terapeutici prioritari inerenti a oncologia, pneumologia e radioterapia.

Tutte le indagini diagnostiche urgenti sono garantite per assicurare la necessaria assistenza e cura dei pazienti affetti da patologie per le quali la tempestività di azione è di fondamentale importanza.

“Le scintigrafie polmonari e renali sono assicurate cosi come anche tutte le indagini diagnostiche per patologie onco-ematologiche per le quali non ci si può permettere tempi di attesa.” – afferma Alfonso Baldoncini, direttore della Medicina Nucleare del San Donato.

“Dato il carattere di urgenza di alcuni esami come ad esempio la PET (ovvero la somministrazione per via endovenosa di una sostanza normalmente presente nell'organismo ndr), i tempi di attesa sono adesso praticamente nulli e il paziente può accedere alla prestazione nell’arco di 24 o 48 ore.  Prima dell'emergenza Coronavirus, questo avveniva solo per le “emergenze” per le quali si teneva sempre libero un posto di riserva.” – conclude Baldoncini.