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"Riaprire bar e ristoranti", l'affondo di Confcommercio

Aldo Cursano ritiene che i locali debbano stare chiusi solo in zona rossa, come avviene per gli altri esercizi commerciali

Aldo Cursano, Fipe Confcommercio

“Il divieto imposto a bar e ristoranti in zona arancione di servire i propri clienti all’interno dei locali, pur osservando tutte le regole su sanificazione e distanziamento, è profondamente ingiusto e lesivo della libertà di fare impresa”.
Questo è quanto ribadisce il presidente di Fipe – Confcommercio Toscana Aldo Cursano, che della federazione dei pubblici esercizi è anche vicepresidente vicario nazionale, ora che la Toscana, con ogni probabilità, tornerà arancione.

“Bar e ristoranti devono seguire il destino dei negozi e rimanere chiusi solamente in zona rossa. In tutte le altre situazioni, quando sono concessi la mobilità individuale, lo shopping e il lavoro in presenza, i locali devono poter stare aperti per offrire alle persone il servizio fondamentale di ristoro per il quale sono nati e che possono svolgere in piena sicurezza” - prosegue Cursano.

“È ora di finirla con la mortificazione del nostro settore - aggiunge il dirigente di Confcommercio - siamo alla vigilia di una nuova stagione politica, che rimetterà al centro il lavoro e l’impresa e non è possibile inaugurare questa fase con altre chiusure, che rappresenterebbero un colpo durissimo per un settore che aveva appena cominciato a rimettersi in moto. L’algoritmo adottato nel pieno della pandemia non può essere applicato allo stesso modo e con le stesse rigidità ora che la campagna vaccinale procede spedita. Le buone pratiche vanno premiate, allentando le misure restrittive. A cominciare da quelle su bar e ristoranti, che devono poter lavorare anche in zona arancione. A cominciare da subito”.

Se arriverà la conferma dell’ingresso in area arancione a partire da domenica 14 febbraio, i ristoranti toscani perderanno il pranzo di una giornata strategica, per la ricorrenza di San Valentino. A tal proposito Aldo Cursano evidenzia come molti ristoratori hanno il tutto esaurito, qualcuno ha già fatto gli ordini ai propri fornitori per prepararsi. 

"Non si può comunicare decisioni del genere soltanto con 24 o 48 ore di preavviso. Le nostre imprese non sono interruttori che si spengono e si accendono senza problemi. Ci vuole più rispetto per un comparto che finora ha dato tanto alla nostra economia, in termini di occupazione e di ricchezza prodotta, e alle nostre città in termini di servizi e accoglienza”.