Cronaca

Sbaglia l'Inps e lei non deve restituire 40mila euro

La vicenda di una pensionata aretina è finita in Tribunale, la sentenza di primo grado le ha dato ragione. Secondo il giudice ha agito in buona fede

La sentenza è stata pronunciata dal giudice del lavoro di Arezzo, Giorgio Rispoli, lo scorso 21 marzo. Ed il verdetto è stato favorevole alla pensionata protagonista di questa singolare vicenda, assistita nella causa dagli avvocati Eleonora Butti e Maria Sofia Alberti.

Il giudizio riguardava l'indebita percezione dell'indennità di accompagnamento Inps per sopravvenuta carenza dei requisiti sanitari da parte della pensionata con invalidità. La donna in seguito ad un ricorso presentato presso il Tribunale di Arezzo contro l'Inps ha infatti ottenuto l'annullamento di un indebito pari a 40.954 euro. 

La pensionata, invalida al 100%, percepiva regolarmente la prestazione della indennità di accompagnamento dal 2008. In seguito alla revisione delle sue condizioni sanitarie nel 2016 era stata revocata tale prestazione da parte della stessa Inps, che però non ha in realtà provveduto a sospendere l'erogazione del beneficio assistenziale entro 90 giorni come previsto dalla legge. Dopo più di sei anni l'Inps si è accorta della mancata sospensione ha richiesto indietro la provvidenza pagata dal 2016, pari ad una cifra, appunto, di oltre 40mila euro.

Il Giudice del Lavoro ha accolto le richieste della donna, in quanto spiega l'avvocato Butti: "'la continuità dell'erogazione della prestazione aveva ingenerato un affidamento incolpevole da parte della pensionata nell’Istituto' che aveva continuato a percepire la prestazione in assoluta buona fede, contrariamente a quanto richiesto dall'Istituto che ne adduceva il dolo ed ha dichiarato l'illegittimità della richiesta di pagamento di 40.954 euro avanzata dall’Istituto e quindi l'irripetibilità di tale somma. Il tutto con condanna dell’Inps alle spese. Si tratta, ovviamente, di una sentenza di primo grado pertanto vedremo se l’Istituto procederà con Appello".