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Scuole di lingue al collasso, perdite fino all'80%

Ad Arezzo molti studenti hanno interrotto i corsi. Buchi normativi su didattica in presenza o distanza. Confartigianato chiede sostegni al governo

Non c'è attività che in questo periodo non soffra. Da tutte le parti si alzano gridi di allarme e preoccupazione. Anche nel comparto dell'istruzione e dei servizi la situazione è pesante.

E' il caso delle scuole di lingue e dei centri di certificazione linguistica.

Luigi Casagrande, già dirigente di Confartigianato e titolare di un noto istituto cittadino evidenzia la criticità.
“Siamo al collasso, se non verrà trovato il modo di farci accedere ai sostegni che sono stati giustamente destinati alle altre categorie professionali dovremo chiudere le nostre attività, licenziare coloro che lavorano per noi”.

E a nome della categoria lancia un allarme davvero forte: “Per le scuole di lingue e nei centri di certificazione linguistica l’esclusione dai sostegni previsti nel decreto Ristori bis è incomprensibile e gravissima, siamo stati assimilati ai centri di formazione che possono operare soltanto con una didattica a distanza, ma ciò non è adeguato alla fascia di studenti più giovani che frequentano la mia e le altre scuole di lingue, che stanno registrando perdite di fatturato fino all’80% e sono vicine alla chiusura e quindi ai licenziamenti”.

Ad Arezzo moltissimi studenti sono costretti ad interrompere i corsi di lingua, per i quali gli stessi genitori hanno investito tempo e risorse, perché ci sono molte difficoltà, anche da parte delle scuole oltre che delle famiglie, nel districarsi tra i mille regolamenti legati alla gestione della didattica in presenza o a distanza, che varia spesso anche nell’interpretazione dei singoli organi di controllo territoriali. Certo non aiutano i buchi nei collegamenti web per mancanza di banda specialmente in provincia.

Confartigianato Arezzo lancia un appello al governo perché le scuole linguistiche vengano al più presto inserite tra i provvedimenti governativi, per poter contare, anche loro, che sono vere e proprie imprese, sugli indennizzi disposti dal governo Conte per sostenere le attività che hanno subito uno stop a causa delle misure anti-Covid previste dai recenti Dpcm. 

“Le scuole di lingue – conclude Casagrande – stanno subendo restrizioni insostenibili imposte dai decreti, che conducono al tracollo finanziario delle attività, e non accettano di risultare completamente invisibili agli occhi dei legislatori, i quali non tutelano minimamente un settore votato all’educazione, e all’apertura dei giovani verso il mondo globalizzato. Questo è del tutto inaccettabile”.