Attualità

Chiusure, ristoranti e bar "appesi" al domicilio

Appena scattato il nuovo Dpcm social invasi da menù e proposte mirate all'asporto e per le consegne a casa determinante dal semi lockdown

Botoli ringhiosi? Tutt'altro. Gli aretini in questo momento di estrema difficoltà stanno dimostrando ancora una volta spirito d'impresa, forza, determinazione. Anche se, il peso da sostenere è veramente tanto.

L'emergenza sanitaria ha messo in ginocchio l'economia. Arezzo è una città che sa tenere alta la testa lo ha dimostrato anche in estate, con una ripresa del turismo post lockdown che ha avuto dell'incredibile. 

Ma siamo di nuovo alle prese con un'ondata, pare ancor più violenta, della pandemia, che sta determinando nuove chiusure. Ad essere colpiti ristoranti, pasticcerie e bar che devono abbassare le saracinesche alle 18. Stop totale alle attività, invece, per palestre, piscine, teatri, cinema. Che meritano, sicuramente, una parentesi a parte.

Ma, dicevamo, agli aretini il piglio non manca. Bastasse quello ad arginare la diffusione del virus, che tanti malati e vittime provoca, come ad attutire, perlomeno, le conseguenze economiche e sociali. Non basta, di certo, ma aiuta.

Tanto che, quando un semi  - lockdown si palesava già nell'aria i ristoranti e i bar cittadini erano pronti e organizzati per le consegne a domicilio e l'asporto con menù ad hoc e numeri dedicati. 

Pochi minuti dopo il Dpcm ristoratori e baristi avevano diffuso sui social le loro proposte per dopo le 18. Cioè dall'orario in cui non possono più ospitare i clienti all'interno dei loro locali. Da quel momento scatta, infatti, la possibilità di portare a casa il cibo, take away, oppure di farselo consegnare a domicilio.

Ed ecco, quindi, proposte mirate da ogni ristorante, pizzeria, paninoteca, bar. Per far fronte a un'altra grande battuta di arresto, che mette le loro finanze in forte crisi, gli imprenditori dell'enogastronomia non sono rimasti, quindi, un attimo con le mani in mano. 

Di certo non è la stessa cosa, anche per le casse, avere clienti nel locale o vendere pietanze da portare via. Ma, al momento, non c'è alternativa. Considerando anche gli investimenti fatti da bar e ristoratori per mettere in sicurezza i loro ambienti. 

La difficoltà, forse maggiore, è per chi non apriva a pranzo. Se le difficoltà, in questo momento, possono essere considerate in una scala di chi sta peggio o meglio. In realtà, la barca è per tutti la stessa. E la speranza è che dalla faglia del Covid non entri troppa acqua.

Le categorie economiche sono sugli scudi. La preoccupazione è tanta e i dati confermano una crisi, forse, senza precedenti.Si chiedono maggiori sostegni, misure più consistenti. In un quadro in cui i dati della pandemia fanno paura, in ogni contesto.