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"Ho scelto Rondine per la Pace tra i popoli"

Liliana Segre spiega le ragioni che l'hanno portata nell'antico pese aretino per l'ultimo suo intervento pubblico

“Sono stata io a voler questa giornata. Rondine mi ha subito incantata. E' la sintesi di quello che avrei voluto creare io nella vita. La piccola comunità di venti anni fa, è oggi diventata una realtà importante”. 

C’è un silenzio quasi surreale nella sala dove nessuno batte ciglio quando Liliana Segre comincia a raccontare la sua storia. E comincia partendo da Rondine e dal legame con la cittadella della Pace che non si è mai spezzato. La senatrice a vita ringrazia le autorità che sono qui per lei, per renderle omaggio e ascoltare la sua testimonianza, l’ultima in pubblico come lei stessa ha deciso.

Ma il saluto più affettuoso lo rivolge ai giovani: “Il mio più grande grazie va ai ragazzi. A tutti quelli che vedo e che mi ascoltano. Nel mio racconto, c’è l'amore, la pietà e il ricordo struggente di quella che ero io ragazzina e oggi sono nonna. Nonna incredula e senza lacrime ormai da troppi anni”. Ai giovani dice che a dispetto dell’età, anche lei è stata come loro, una ragazzina, anche lei aveva la sua vita che “un giorno di settembre del 1938 mi ha fatto diventare l'altra. E tutto il mondo ti considera diversa. E non è stato solo per un periodo. Io sono sempre l'altra. Le mie amiche mi definivano l'amica ebrea”.

Liliana Segre torna a quel giorno nel quale tutto è cambiato. “Ero a tavola con i mio padre e i mie nonni i e loro mi dissero che non potevo andare più a scuola perché ero stata espulsa. Chiesi perché e ricordo ancora gli sguardi dei miei cari. Non potevo andare a scuola perché ero ebrea. Una delle cose più crudeli fu quella di far sentire i bambini invisibili. Solo in tre si ricordarono di me, le altre bambine non si resero conto che quel banco era vuoto. Era difficile per me cercare di spiegare perché ero diventata invisibile”. Davanti a quella ragazzina ci sarebbero stati “anni molto duri. Un’escalation di paura; di gente che partiva e amici che se ne andavano lasciando la patria per salvarsi. Noi decidemmo di restare. Era l'inizio della guerra”. Ma lei, ha vissuto una tragedia nella tragedia che oggi, qui da Rondine diventa monito e lezione per tutti.