Attualità

La città esce dalla rete RE.A.DY

Il consiglio comunale decreta l'uscita definitiva dalla Rete delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni con il voto anche del sindaco

Il comune legittima di fatto le azioni discriminatorie nei confronti di persone omosessuali e transessuali, assumendosi il rischio che il livello di omofobia, intolleranza e pregiudizi si innalzi paurosamente nella città.

«Prendiamo atto che questa Amministrazione a partire dal suo primo cittadino non vuol essere l'amministrazione di tutti e tutte, ma soltanto di pochi – dichiara la presidentessa di Arcigay Arezzo Veronica Vasarri e che non c'è stata nessuna volontà di conoscere, studiare e capire le esigenze della comunità LGBT, come invece ci fu detto oltre un mese fa da Ghinelli e dall'assessora Nisini».

Anche la teoria “gender” ha tenuto banco in consiglio comunale, per oltre un’ora infatti è stata discussa la teoria, approvando una pericolosa mozione da titolo “Educazione sessuale e contrasto alla diffusione della teoria gender nelle scuole di Arezzo”: “Nella quale – continua Arcigay - si fa riferimento a progetti inesistenti di “educazione alla genitalità (?!?)” e si svilisce il ruolo educativo della scuola e la professionalità degli insegnanti paventando un controllo sui libri di testo adottati.

La volontà di questa maggioranza (l'unica eccezione è rappresentata dal vice-presidente del Consiglio Angelo Rossi) è quindi chiara: cavalcare l'ignoranza, educare alla discriminazione anzichè al rispetto di tutti e rimanere ancorati a pregiudizi e stereotipi che fanno solo del male ai tanti ragazzi e ragazze che si interrogano sul proprio orientamento sessuale e che subiscono il bullismo, alle famiglie composte da persone dello stesso sesso che nulla tolgono alla cosiddetta famiglia tradizionale ma che sono considerate di serie B e a tutta la società che continuerà a dare un'accezione negativa alle diversità in generale”.