Sport

L'Italia in finale, Arezzo esplode in festa

Gli Azzurri di Mancini superano la Spagna ai rigori, centinaia di persone in strada ad urlare di gioia, domenica la sfida decisiva contro Danimarca o Inghilterra

Arezzo tricolore è scesa in strada ad urlare di gioia poco prima della mezzanotte, quando il rigore di Jorginho ha regalato all'Italia la finalissima di Euro 2020, dopo una partita difficilissima, combattuta fino alla morte e risolta appunto dagli 11 metri.

Era passata solo una manciata di minuti dal tiro decisivo dal dischetto, quando auto strombazzanti, moto e scooter coperti di bandiere tricolori hanno iniziato ad affollarsi nel pieno centro della città, sfrecciando in festa davanti ai portici di via Roma, luogo canonico dei festeggiamenti sportivi di Arezzo. Chi saltava, chi cantava, gente che si abbracciava. Qualcuno in lacrime, i più giovani che potevano per la prima volta sfogare l'adrenalina che solo i successi collettivi regalati dalla Nazionale può mandare in circolo.

Tutta Italia era stata incollata davanti allo schermo per oltre 120 minuti, sognando dopo il vantaggio di Chiesa e ingoiando bile al pareggio di Morata. Soffrendo negli ultimi minuti e per tutti i supplementari, con la Spagna che spingeva e, "ai punti" come si direbbe nella boxe, meritava forse qualcosa in più. Gli Azzurri di Mancini non hanno giocato la loro miglior partita, ma hanno regalato l'ennesimo successo consecutivo e il sogno che durerà fino a domenica notte, quando la vittoria o la sconfitta andranno in archivio. Di nuovo a Wembley, contro la vincente di Danimarca-Inghilterra in programma domani sera, l'Italia proverà a conquistare il secondo titolo europeo della sua storia.

Arezzo sta ancora festeggiando. Davanti ai portici di via Roma si è radunato un vero e proprio esercito di tifosi che ha poi imboccato Corso Italia, percorso cantando a squarciagola l'inno di Mameli. Una gioia collettiva che vuole essere solo l'antipasto, in attesa di quella vera esplosione assoluta che manca dal 2006 e che, per i più giovani, sarebbe una prima volta da incorniciare. Le immagini parlano da sole. Non è solo una vittoria sportiva. Non solo la gioia e l'adrenalina che ne sono diretta conseguenza. È anche la voglia di lasciarsi andare, di buttarsi dietro le spalle 18 mesi terribili che rimarranno nei libri di storia anche ad Arezzo, cancellandoli con una pallonata e una bandiera tricolore in mano, senza voce. Tutti insieme. Tutta Italia.