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sabato 27 aprile 2024

PAGINE ALLEGRE — il Blog di Gianni Micheli

Gianni Micheli

Diplomato in clarinetto e laureato in Lettere, da sempre insegue molteplici passioni, dalla scena alla scuola, dalla scrivania alla carta stampata, coniugando il piacere della scrittura con le emozioni del confronto con il pubblico, nei panni di attore, musicista, ricercatore, drammaturgo e regista. Dal 2009 è iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Toscana riversando nella scrittura del quotidiano le trame di un desiderio di comunicazione in cerca dell’umanità dell’oggi, ispirata dalle doti dell’intelligenza, della sensibilità e della ricerca della felicità immateriale.

​Il Pianeta Nove

di Gianni Micheli - lunedì 18 settembre 2023 ore 09:00

La segnalazione è recente: 7 settembre 2023. La BBC riporta, a lettere maiuscole, che un possibile pianeta simile alla Terra potrebbe trovarsi addirittura all’interno del nostro sistema solare, in un’orbita oltre Nettuno. L’avrebbero già denominato il Pianeta Nove. E se la natura del Pianeta Nove fosse del tutto particolare?

La scoperta fu per la prima volta esposta in mondovisione al notiziario della sera. A presentarla fu invitato un simpatico ottantenne, dal volto sorridente, i capelli bianchi e ritti, gli occhiali tondi, le lenti spesse. Si chiamava Dott. Miliche e rappresentava l’Osservatorio Astronomico Internazionale.

Il Dott. Miliche, non senza una forte emozione facilmente intuibile dall’espressione del viso e da alcune scintille di luce che sembrava gli uscissero direttamente dagli occhi, tanto erano lucidi e vivi nonostante gli occhiali, raccontò ai telespettatori quella che a suo avviso era la scoperta del millennio e una tra le scoperte di sempre più preziose per l’umanità: un pianeta elastico.

«Ero proprio io al potente telescopio dell’Osservatorio - esordì il Dott. Miliche - quando sono stato come folgorato da una visione, una luce lontana dal colore acquoso che, da Nettuno, si avvicinava alla Terra in modo molto veloce e che sembrava, in tutto, come il lancio di un elastico da una pistola giocattolo. Il che mi ha fatto anche sorridere, al momento». Qui sembrò ridere di gusto tanto che chiuse gli occhi come per godersi nuovamente la scena.

La luce, come fu presto dimostrato, apparteneva a un pianeta in tutto simile al pianeta Terra, a parte le ridotte dimensioni, con acqua dolce e salata, vegetali e animali in quantità, senza esseri animati intelligenti che apparissero di forma umana. Un pianeta vivibile, insomma e, soprattutto, colonizzabile come mai si era visto e come mai, probabilmente, sarebbe accaduto di vedere dal vivo per i millenni a venire. Un pianeta dalle caratteristiche anomale, forse con un Sole proprio di dimensioni assai ridotte, in perenne viaggio da un punto all’altro dell’universo che per la prima, e forse l’unica volta, si sarebbe trovato a tal punto vicino alla Terra da essere raggiunto con il viaggio di una semplice navicella.

«Le scelte che ci attendono non possono attendere - concluse il Dott. Miliche -. Il Pianeta Nove che oggi abita il sistema solare o cosiddetto pianeta elastico, data la sua velocità, transiterà accanto alla nostra orbita entro sei massino otto settimane per scomparire poi per sempre all’orizzonte».

Quanto detto fu sufficiente per alzare il giusto grado di interesse. Bastarono pochi giorni di comunicazioni sull’argomento e la neonata Associazione Allrich, costituita in forma legalmente riconosciuta dai pochi depositari delle enormi ricchezze del pianeta, fece conoscere al mondo la propria decisione: i soci dell’Associazione avrebbero raggiunto il pianeta per creare le condizioni per una Terra bis.

«Porteremo con noi l’intelligenza, la cultura e la tecnologia» disse con forza il Magnifico Eloquente Mister Melich, neoeletto Presidente dell’Associazione. «In seguito, se sarà possibile, vedremo se trasferire su Terrabis - come fu chiamato il pianeta elastico -, quanta più umanità possibile.»

La scelta, come potrete immaginare, non piacque a coloro che non appartenevano a quel gruppo ristretto di privilegiata umanità. “Terrabis appartiene a tutti!” fu lo slogan che utilizzarono i tanti gruppi della Terra, nelle rispettive lingue, per far sapere a quella piccola percentuale che erano pronti a qualsiasi cosa, anche alla guerra, pur di far parte di un tale meraviglioso progetto.

Fu con la “guerra” al primo punto di discussione che l’Associazione Allrich si riunì in via telematica per la seconda volta nel giro di poche ore.

«La guerra, sebbene sostenuta da molte nazioni, non farà bene a tutti» esordì Mister Melich dettagliando le tante ragioni per le quali non era opportuno, alla fin fine, che fossero proprio i benestanti della Terra a lasciare la Terra. «Qui abbiamo i nostri interessi, qui abbiamo le nostre industrie, qui abbiamo i nostri forzieri e sono tutte faccende non trasferibili» chiuse con enfasi dopo aver sottolineato con forza quanto la moneta corrente, alla base delle loro singole ricchezze, avesse bisogno delle relazioni con le consuetudini sociali ed economiche del pianeta Terra per considerarsi “moneta” e la platea applaudì.

Non era ancora ora di cena quando l’Associazione Allrich inviò alla stampa il proprio intento: compiendo un eroico passo indietro, per il bene etico e morale di tutti, avrebbe avvantaggiato le parti svantaggiate del pianeta - fu questo un voluto gioco di parole - affinché potessero trasferirsi su Terrabis, il pianeta elastico, non appena Terrabis fosse stato a portata di navicella.

Non passarono che poche successive ore e, sulla più popolare ed economica piattaforma streaming della Terra, prese avvio la prima conferenza planetaria della neonata Associazione Allpoor. A presiedere l’incontro fu invitata la Signora Eneir Chelimi già portavoce degli oppressi in un paio di manifestazioni a seguito degli ultimi incontri del G8.

«L’intento dell’Associazione Allrich è chiaro: liberarsi dei poveri del pianeta per avere a disposizione i più ampi margini di profitto e liberare altresì le proprie coscienze.» La platea applaudì. «È tuttavia sulla Terra - proseguì Eneir Chelimi - che i nostri popoli hanno sviluppato le proprie tradizioni, le proprie culture, le proprie religioni, le tante relazioni con il terreno e l’ultraterreno che ci tengono in vita, anche nella povertà che ci appartiene e che sintetizza la nostra dignità. Che ne sarà di tutto ciò su Terrabis?»

Nello stallo che ne seguì, nei successivi incontri bilaterali, mentre i giorni passavano, fu chiaro a tutti che l’affezione alla Terra era tale, per molti, che lasciarla non sarebbe stato affare da poco.

Fu allora, quando già era possibile scorgere Terrabis in rapido avvicinamento nelle serene notti d’autunno, che la neonata Associazione Allchildren presentò al mondo quanto deliberato all’interno di social ancora preclusi agli adulti: «Andremo noi su Terrabis.»

La proposta, presentata da un numero discreto di bambini di ogni ceto e provenienza geografica, lasciò tutti col fiato sospeso.

«Condivideremo Terrabis senza guardare a ricchezza e provenienza come siamo soliti fare a scuola e nei parchi giochi, dividendo panini ed esperienze. Elaboreremo le nostre regole come siamo soliti fare nelle nostre case… regole che spesso non approvate come andare scalzi, sguazzare nelle pozzanghere, indossare i pantaloni corti anche d’inverno e via dicendo» dissero i bambini. La chiusura fu lapidaria: «Faremo tutto questo, finalmente, per il nostro bene!»

La risposta unanime degli adulti fu: «No!»

Tempo poche ore l’Associazione Allchildren presentò un lungo elenco - formato da 999 punti - in cui segnalava da un lato le innumerevoli contraddizioni degli adulti e dall’altro come, nei pochi ultimi decenni, proprio gli adulti avessero ridotto il pianeta all’asfissia, sociale, animale e vegetale, senza possibilità di ritorno. Aggiungendo come postilla: «Abbiamo diritto ad una seconda opportunità. Abbiamo diritto ad un futuro!»

La risposta delle Associazioni Allrich e Allpoor fu ancora una volta unanime: «Siete bambini! Come riuscirete a dare vita ad una nuova Terra?»

L’Associazione Allchildren non tardò a rispondere: «Porteremo con noi i nonni.»

A queste parole il tentennamento degli adulti di entrambi i fronti fu evidente. Rendere il pianeta Terra liberò dai bambini, al momento, avrebbe rinviato in molti Stati la necessaria quanto sempre rimandata riforma dell’Istruzione, per non dire degli enormi costi sociali derivanti dal mantenimento dei nonni e dell’attuale gestione della crisi antropocenica. Con la spesa di poche navicelle - tra l’altro già pronte in bunker segreti - l’Associazione Allrich si sarebbe liberata di un gran numero di esseri inoperosi e/o bisognosi di cure. Con l’investimento di tanti abbracci e non poche lacrime l’Associazione Allpoor avrebbe ridato ossigeno alle proprie economie devastate dai tanti bisogni dell’infanzia, da un lato, e della terza età, dall’altro.

Il «Sì» degli adulti arrivò dunque di necessità, sebbene contrito.

I bambini e i ragazzi di età inferiore ai quattordici anni e i nonni, tra i quali figuravano professionisti di ogni mestiere catalogabile, lasciarono dunque il pianeta Terra. Per decisione unanime non fu portato sul nuovo pianeta un solo telefono cellulare. Fu necessaria un’intera navicella, invece, per contenere i libri prescelti, in un variegato numero di lingue, e un numero quasi illimitato di pupazzi e di palloni.

Gianni Micheli

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