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Attualità mercoledì 19 luglio 2017 ore 12:33

Acquedotto vasariano, le prime 20 arcate sono ok

Il sindaco Ghinelli e il primo rettore della Fraternità dei Laici Rossi hanno illustrato lo stato di avanzamento dei lavori



AREZZO — Il sindaco Alessandro Ghinelli e il primo rettore della Fraternita dei Laici Pier Luigi Rossi hanno illustrato lo stato di avanzamento dei lavori dell’acquedotto vasariano. La prima parte, che comprende 20 arcate, è stata già completata con il colore definitivo, quest’ultimo frutto di una scelta concordata con la soprintendenza, il Comune e la Fraternita. Il colore utilizzato è il giallo antico, quello che rivestiva gli archi in origine.

“Il colore scelto - ha detto il sindaco - ricorda la memoria che avevamo dell'acquedotto. Lasciarlo a intonaco, come sarebbe stato filologicamente corretto, avrebbe però comportato una mortificazione per questa opera di ingegneria idraulica del ‘600. Torna quindi a splendore questa infrastruttura di cui il territorio si riappropria. Il bello è di nuovo il protagonista”.

“Nel corso dei lavori è stato prima rimosso l’intonaco precedente - ha spiegato il progettista Fabrizio Disangro - è seguita poi una nuova copertura, sempre d’intonaco, infine si è passati alla colorazione degli archi. È stata già restaurata anche la prima parte interna, quella della conduttura idraulica che porta l’acqua alla fontana di piazza Grande. Il cantiere, a questo punto, è arrivato a metà: infatti, in totale, sono 54 le arcate. Abbiamo in progetto di realizzare anche un percorso vasariano per fare delle passeggiate lungo l’itinerario dell'acquedotto. I lavori termineranno entro tre mesi”. 

“Nel tratto rimasto da restaurare - ha spiegato Pier Luigi Rossi - stiamo individuando fratture murarie causate dall’abbattimento di tre arcate attuato dai tedeschi nella loro ritirata, durante la seconda guerra mondiale, per impedire l’approvvigionamento idrico della città. L’acquedotto fu subito ripristinato dopo la liberazione del 16 luglio, attraverso delle condutture provvisorie che facevano defluire l’acqua fino al centro di Arezzo”.


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