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Attualità giovedì 10 dicembre 2020 ore 14:50

Addio Pablito, il ricordo degli aretini

Tanti quelli che lo piangono. "Una persona per bene. Non ti dimenticheremo. Grazie per averci insegnato a sognare ed orgogliosi di essere italiani"



AREZZO —

Rossi un cognome comune, ma che se viene abbinato al nome Paolo allora diventa un'icona. Il simbolo dell'Italia della rinascita e del riscatto. Sì perché dal 1982 Paolo Rossi è diventato sinonimo di Italia. 

Vero artefice del successo al Mundial di Spagna, è stato soprattutto una bella persona. Buon calciatore, non un fuoriclasse, con un fisico mingherlino, era capace di essere al posto giusto al momento giusto. In pochi si ricordano i trascorsi nelle squadre di Club. Vicenza, Perugia, Juve o Milan. PaoloRossi, scritto tutto attaccato, era l'Italia. Un ragazzo semplice, senza tatuaggi o orecchini. L'anti-personaggio per eccellenza, uno che vestiva in modo normale e non eccentrico e che, soprattutto, sapeva mettere insieme una frase compiuta in modo corretto. Insomma, uno che nel calcio di oggi avrebbe faticato a trovare spazio e soprattutto stimoli. Paolo Rossi non era di Arezzo ma aveva un legame forte con la nostra terra.

Da anni viveva a Poggio Cennina, in un bellissimo casolare nelle colline della Valdambra. In mezzo al verde Paolo Rossi aveva creato il suo regno che condivideva assieme alla sua famiglia. Una brava persona, questo il filo conduttore del ricordo del Pablito nazionale. Tanti hanno lasciato un messaggio nei social. Personaggi pubblici e meno noti perché Paolo Rossi era un'icona di tutti. 

Ghinelli nel suo messaggio su Facebook ricorda le prodezze del 1982 e l'incontro in occasione della mostra a lui dedicata: "Ci ha lasciato un grande campione che è stato ed è simbolo dell'Italia, ci ha lasciato un uomo gentile di cui ricorderemo sempre il sorriso. Ciao Paolo".

Toccante anche il ricordo di Silvia Chiassai: "Ciao Pablito. Un vero uomo, non solo un Campione del calcio ma una persona generosa nel condividere con tutti la sua vita e la nostra città ha avuto l'opportunità di conoscere il suo sorriso, la sua umanità, la sua semplicità. Per chi ha avuto la fortuna, come me, di conoscerti e imparare da te non ti dimenticherà mai".

Una foto in bianco e nero è il ricordo del compagno di nazionale Ciccio Graziani che ricorda l'amico e il calciatore con il quale ha vinto il mondiale del 1982.

Infine, chiudiamo con il pensiero di un "aretino", uno di quelli che nel 1982 era ancora un adolescente e che è cresciuto nel mito di quel campione di sport e di umanità.
"Leggenda di un calcio che non c’è più, hai risollevato da solo un paese che aveva perso il suo orgoglio, ci hai resi fieri di essere italiani nel mondo... Si sono inchinati ai tuoi piedi... Re del Football... Mi hai fatto sognare, innamorare di una palla... scorrazzare lungo i viali del lungomare di Cesenatico quando avevo solo 12 anni con in mano una bandiera tricolore regalata dal mio babbo pochi giorni prima... Grazie di tutto per quello che hai dato all’Italia grazie per aver fatto diventare il sogno di un bambino REALTÀ... Ciao Pablito".

Andrea Duranti
Claudia Martini


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