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Attualità giovedì 17 novembre 2022 ore 16:15

La Tari è più salata, "ma il Comune solo mero esattore"

L'assessore Merelli sottolinea come gli aumenti siano decisi da altri e non da Palazzo Cavallo che comunque dà una mano alle attività



AREZZO — “Come tutti gli anni viene chiesto ai cittadini il pagamento della Tari che permette al Comune di versare quanto deve al soggetto gestore, secondo i criteri stabiliti dall’Autorità nazionale di regolazione per energia, reti e ambiente, e dunque finanziare integralmente il costo del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti. Quello che è bene sapere, pertanto, è che l’ente locale si trova in una posizione alquanto scomoda: svolgere un mero servizio di riscossione di una tariffa che ribalta integralmente nelle casse altrui”.

Con queste parole l’assessore Alberto Merelli introduce le “forche caudine” entro le quali l’amministrazione comunale è costretta a operare in questo specifico ambito tributario, proseguendo con ulteriori puntualizzazioni: “il gestore ogni due mesi invia una fattura che deve essere saldata, cosa a cui regolarmente provvediamo, facendoci però carico in questo modo anche delle morosità dei cittadini non paganti. A questo aggiungiamo che il costo del servizio dall’anno 2019 a oggi si è incrementato del 17% passando da 17.200.000 a 20.200.000. La spada di Damocle sul Comune di Arezzo si è fatta ancora più pesante”.

E non è finita qui: “il Comune ha dovuto fare fronte anche a due circostanze straordinarie: l’impossibilità di finanziare nel 2022 con il bilancio comunale riduzioni della Tari a favore di determinate categorie di utenze non domestiche cosa resa possibile nel 2021 da una specifica disposizione di legge legata all’emergenza Covid. E voglio ricordare che la manovra che abbiamo messo in campo nel solo anno 2021 ha permesso di finanziare riduzioni della tariffa con 1.800.000 euro di risorse proprie. Andando a beneficare alcune categorie, ad esempio cinema, teatri, bar, ristorazione, alberghi, negozi, che erano state le più colpite dagli effetti della pandemia. Questa situazione è venuta meno. Cosa abbiamo pensato, allora? Che sarebbe stato penalizzante far tornare a pagare la Tari ‘piena’ a queste imprese. Per esse, dunque, l’aumento tariffario previsto per il 2022 viene attenuato per evitare uno ‘choc fiscale’. La compensazione del conseguente minor gettito verrà dalla Tari applicata alle categorie economiche che non avevano beneficiato di alcuna agevolazione nel 2021 perché non colpite dalle chiusure: l’aumento per queste ultime rappresenterà una sorta di bilanciamento. Per il ritorno alla ‘normalità’ per la Tari non domestica è stata scelta una soluzione graduale. Questo per dimostrare come l’amministrazione comunale sia attenta a ogni aspetto e sfrutti, entro margini ribadisco ristrettissimi, ogni pertugio per addivenire a effetti calmieranti”.

Secondo aspetto: “il metodo Arera – prosegue Merelli – rovescia il rapporto tra parte fissa della tariffa, pagata in base alla superficie occupata, e parte variabile, quella che dipende dal numero dei componenti del nucleo familiare. Se finora i costi fissi prevalevano nel calcolo della Tari adesso i costi variabili ‘pesano’ molto di più rispetto al passato. Agendo sui cosiddetti coefficienti tariffari e parametri di calcolo, il Comune di Arezzo ha cercato in tutti i modi di mitigare questa catena di causa ed effetto per cui una famiglia numerosa avrebbe subito un rincaro eccessivamente sperequato rispetto, ad esempio, a una persona singola. Abbiamo almeno scongiurato questi clamorosi paradossi”.

Gli avvisi Tari stanno arrivando in questi giorni nelle case o alle mail degli utenti. Chi ha scaricato l’app IO sul proprio dispositivo, vi troverà il modello PagoPa. Scadenza il 2 dicembre.

“Come è oramai noto – ha concluso l’assessore Marco Sacchetti – l’ente locale è spogliato dalle sue storiche funzioni. Mentre fino al 2019/2020 c’era una correlazione tra progettualità dei servizi ed effetti sul Pef, Piano economico-finanziario, oggi non esiste più questo rapporto diretto a causa dei criteri tariffari sostanzialmente stravolti. Non solo non abbiamo potere d’azione sul riverbero dei costi, ma c’è anche il paradigma per cui non è più possibile ragionare sui servizi locali ma solo su quelli di ambito”.


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