Orso in piedi…
di - domenica 31 luglio 2022 ore 11:00
In questi giorni di follia e isteria collettiva per la crisi politica del nostro Paese è passata quasi inosservata la visita di Papa Francesco in Canada.
Ha chiesto perdono più volte inginocchiandosi a baciare la mano del capo indiano. Con un ritardo di oltre cinquant’anni dall’orribile genocidio che la chiesa cattolica ha compiuto in Canada nei confronti dei nativi. Nessun pontefice, in tutti questi anni, ha avuto il coraggio di farlo.
Di cosa sto parlando? Una delle pagine più oscure nella storia recente del Canada. Le cosiddette “Scuole residenziali indiane” legate alle chiese cristiane e allo stato. Negli anni trenta e quaranta del secolo scorso vi furono rinchiusi i bambini indiani strappati alle loro tribù e alle loro famiglie.
Ho denunciato tutto questo nel mio primo libro “Le nuvole non chiedono permesso” che, quasi vent’anni fa, narrava del mio viaggio dalla Patagonia all’Alaska. Ecco quella pagina del libro: “…fu un piano deliberato e convinto di sradicamento delle popolazioni indigene dalla loro cultura attraverso la conversione forzata al cristianesimo. Nelle “scuole residenziali” sono stati uccisi almeno cinquantamila bambini. Abusi sessuali e mentali sono i ricordi dei sopravvissuti: violenze documentate e supportate dalle centinaia di testimonianze. La maggior parte di queste scuole fu chiusa solo negli anni settanta. Le ultime scomparvero solo nel 1986. Mi fermo a parlare con un giovane indiano Dakota che lavora come volontario al centro di documentazione. Il suo nome indiano significa “Orso in piedi”. Mi racconta volentieri questa storia tremenda: «Sentiamo il bisogno di ridiventare indigeni perché traumi cosi pesanti hanno segnato generazioni e persone che oggi sono diventati genitori e nonni. Molti dei nostri problemi discendono in larga parte da quanto avvenne in quelle scuole».