Attualità sabato 23 ottobre 2021 ore 12:00
Orafi e argentieri incrociano le braccia
I lavoratori del settore in sciopero martedì 26 ottobre. Presidio in via Roma davanti a Confindustria. Motivo: il rinnovo del contratto
AREZZO — Proclamato uno sciopero di quattro ore: le ultime del turno. E presidio di fronte alla sede di Confindustria in via Roma: inizio alle 14,30. I lavoratori del settore orafo argentiero dell’industria incrociano le braccia, martedì 26 ottobre, per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. La decisione è stata presa dalle federazioni di categoria Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil.
La trattativa stenta ad arrivare ad una conclusione. Il 4 ottobre le delegazioni di Federorafi e Fim, Fiom, Uilm si sono incontrate a Milano e gli imprenditori hanno avanzato una proposta di un incremento salariale al 5° livello di 77 euro (25 a giugno 2022, 25 a giugno 2023 e 27 a giugno 2024) con la scadenza contrattuale fissata a giugno 2024.
I sindacati hanno valutato questa proposta “fortemente insufficiente” ed hanno indicato 5 motivi a sostegno di questo giudizio: “ 1) se è vero che il settore orafo ha sofferto la crisi conseguente la pandemia, le prospettive (e gli esiti della fiera di Vicenza) sono buone e ci sarà bisogno di ricominciare a produrre; 2) insieme alle imprese, hanno subito la crisi anche e soprattutto i lavoratori e le lavoratrici, i cui redditi sono stati falcidiati dal ricorso alla cassa integrazione ed è quindi necessaria una dignitosa risposta salariale; 3) il CCNL orafo è l’unico contratto del settore industriale che Fim, Fiom e Uilm non hanno ancora rinnovato; 4) le retribuzioni contrattuali dei lavoratori orafi sono inoltre più basse sia di quelle del settore tessile che di quelle del settore metalmeccanico, non è un caso che le aziende spesso non trovano le professionalità per rispondere alle richieste del mercato; 5) infine, la proposta con “solo” 3 delle 4 tranche di aumento dei metalmeccanici (e, guarda caso, tralasciano la più consistente) e la scadenza a giugno 2024, contemporaneamente al contratto dei metalmeccanici, rischia di generare ulteriori ritardi e un ampliamento del divario tra le retribuzioni contrattuali degli orafi e dei metalmeccanici”.
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