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Cultura sabato 03 aprile 2021 ore 07:00

Arezzo e le sue bellezze: San Francesco

Con Ilaria Pugi, giovane storica dell'Arte, un viaggio nel cuore della città. Curiosità, segreti e capolavori racchiusi nella Basilica per eccellenza



AREZZO — Nel corso dei secoli la Basilica di San Francesco ad Arezzo ha superato tanti momenti difficili, ed oggi è ancora qua a raccontarci la sua storia e la sua bellezza. Un testo che tutti possiamo leggere, semplicemente ammirandolo con i nostri occhi.

Nel Medioevo l’arte aveva la funzione di educare chi la stava guardando: pertanto i luoghi francescani, come anche quelli domenicani, erano concepiti e costruiti per questo. Buona parte della popolazione, non sapendo né leggere né scrivere, riusciva a comprendere il messaggio cristiano divulgato da questi Ordini attraverso le decorazioni pittoriche.

La Basilica, scrigno di uno dei cicli pittorici più famosi e conosciuti in tutto il mondo - “La Leggenda della Vera Croce” di Piero della Francesca -, fu costruita, a partire dagli ultimi anni del XIII secolo, a navata unica, secondo lo schema tipico degli ordini mendicanti, mentre la costruzione della chiesa inferiore e del convento si svolsero successivamente.

L’imponente facciata domina la Piazza San Francesco, uno dei cuori pulsanti della vita cittadina; il prospetto, costruito in mattoni, è rimasto incompiuto a causa della fine dei denari che tale Monna Tessa, moglie di un certo Ser Simone di Uguccione, aveva lasciato per il rivestimento della stessa.

L’edificio subì vari interventi che comportarono un susseguirsi di modifiche, già a partire dalla seconda metà del Trecento; tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo fu costruito il campanile e dal Seicento la chiesa iniziò ad assumere un aspetto baroccheggiante, fino ad arrivare al suo attuale aspetto neorinascimentale, frutto dell’ultimo restauro dei primi anni del Novecento, in occasione del quale furono ricostruiti molti degli altari in stile quattrocentesco.

La parte absidale, suddivisa in tre cappelle, vede al centro, dietro l’altare, la Cappella maggiore, terminata nel 1374. La sua decorazione fu avviata a spese della famiglia Bacci, che l’affidò dapprima alla bottega fiorentina di Bicci di Lorenzo, alla morte del quale subentrò, intorno al 1447, Piero della Francesca.

Sopra l’altare campeggia la grande croce lignea policroma, risalente all’ottavo-nono decennio del XIII secolo, tempo in cui l'attuale chiesa era ancora in costruzione, attribuita ad un pittore umbro chiamato Il Maestro di San Francesco. La croce, un tempo appesa al centro della volta della Cappella Bacci, raffigura il Cristo Patiens, cioè un Cristo sofferente, con San Francesco in adorazione inginocchiato ai suoi piedi. Ai lati del Cristo sono raffigurati la Vergine Maria e il San Giovanni dolente, nel pannello superiore la Vergine tra due angeli e in alto, nel riquadro rotondo, il Cristo Pantocratore.
Questo modo di raffigurare Cristo si era diffuso a partire dalla metà del XIII secolo proprio in relazione alla nascita e alla prima diffusione degli Ordini Mendicanti, in particolare dei Francescani, che promuovevano la solidarietà verso gli umili e i poveri.

Tale iconografia era legata a una religiosità incentrata sul mistero della Morte e Resurrezione di Cristo, e andò a sostituire completamente quella del Cristo Trionfante, rappresentato ad occhi aperti e senza segni evidenti della sofferenza e della morte.

Nel caso della nostra croce, la presenza del santo fondatore dell'ordine, inchinato a baciare i piedi di Cristo, dimostra con grande immediatezza l'identità francescana.

Ilaria Pugi


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