Cronaca mercoledì 05 maggio 2021 ore 13:15
Vive nel lusso ma intasca reddito di cittadinanza
Imprenditore al nero oltre a non pagare le tasse percepiva il sostegno. Auto di grossa cilindrata e figli mantenuti all'Università fuori sede
CASENTINO — Nucleo familiare, da tempo residente in Casentino, percepiva indebitamente il Reddito di Cittadinanza da oltre due anni. Il sostegno, come è noto, viene destinato alle persone più bisognose, senza lavoro o che lo hanno perso. Ma anche stavolta i "furbetti" non l'hanno fatta franca e sono stati smascherati dalla Guardia di Finanza.
Infatti, dalle indagini è emerso che il capofamiglia svolgeva una fiorente attività imprenditoriale di raccolta di rifiuti anche ferrosi, completamente “in nero” e senza alcuna autorizzazione.
Gli accertamenti fiscali hanno consentito di ricostruire redditi sottratti a tassazione, a partire dal 2016 in poi, per circa 120mila euro, nonché di avviare, in stretta sinergia e con uno scambio informativo con l’Inps, le procedure di revoca e di recupero delle somme indebitamente percepite, pari ad oltre 12mila euro, a titolo di Reddito di Cittadinanza.
E’ quanto accertato dai Finanzieri della Tenenza di Poppi, coordinati dal Gruppo di Arezzo, da tempo impegnati nel contrasto degli indebiti accessi a prestazioni assistenziali.
L’attività illecita aveva consentito all’imprenditore di mantenere un buon tenore di vita, acquistare un’autovettura di grossa cilindrata, sostenere gli studi universitari dei propri figli, con alloggio fuori provincia, ed acquistare una casa nel centro di Bibbiena, pur beneficiando dell’assegnazione di una casa popolare.
Nelle dichiarazioni sostitutive presentate per l’ottenimento del reddito di cittadinanza, invece, la moglie dell’imprenditore aveva dichiarato che il nucleo familiare era privo di reddito e di patrimonio immobiliare.
Ed è per questo che entrambi sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria, per violazione del decreto legge istitutivo del reddito di cittadinanza, che sanziona tale comportamento, con la reclusione da due a sei anni.
Ma i guai per l’imprenditore non sono finiti; è stato deferito alla Procura di Arezzo anche per violazione del Codice dell’Ambiente, in quanto sprovvisto delle autorizzazioni, per l’illecita attività organizzata di raccolta di rifiuti.
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