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Cronaca lunedì 26 aprile 2021 ore 10:32

Furti di auto di lusso, scoperta la gang

“Operazione driver”: i Carabinieri di San Giovanni fermano un gruppo di malviventi che operava in tutto il centro Italia



SAN GIOVANNI — Le indagini partite da un colpo messo a segno a Faella hanno portato i Carabinieri di San Giovanni a scoprire una gang di malviventi dedita ai furti di auto di lusso e che operava in tutto il centro Italia.

Il nucleo operativo e Radiomobile della Compagna del Valdarno hanno portato a termine questa mattina un'inchiesta  - "l’operazione driver" - di respiro nazionale, che promette ulteriori sviluppi. Nel corso dell’indagine sono stati censiti svariati colpi, in provincia di Arezzo, in altre province toscane ed in Emilia Romagna, e i movimenti della band, censiti dagli investigatori tra fine 2020 ed i primi mesi del 2021, hanno riguardato anche i territori di Abruzzo, Marche ed Umbria.

Tutto era iniziato nella primissima serata del 4 dicembre scorso, a Faella, piccola frazione del comune collinare di Castelfranco Piandiscò. Quel giorno, muovendosi col favore dell’oscurità, un gruppo di malfattori si era introdotto presso lo stabilimento di una pelletteria locale, gestito da un imprenditore originario di Figline Valdarno. Una volta dentro, noncuranti della presenza di alcuni dipendenti e del circuito di videosorveglianza erano riusciti a trafugare una Landrover Range Rover Sport (del valore di circa 70.000 euro), a bordo del quale erano fuggiti a grande velocità, diretti verso le colline del Chianti.

Immediatamente partirono le indagini dei militari di San Giovanni che si trovarono però sin da subito di fronte ad una difficoltà inaspettata: i ladri avevano manomesso il sistema gps e i movimenti della vettura non potevano essere individuati. Era un evidente indizio che gli investigatori si trovavano di fronte ad un gruppo organizzato di professionisti, muniti di apparecchiature sofisticate, appositamente programmate per inibire i segnali radio e gps.

Non potendo utilizzare il supporto tecnologico, gli investigatori dell’Arma non si sono però persi d’animo. Coadiuvati dai colleghi della stazione di Castelfranco Piandiscò, hanno concentrato gli sforzi nell’esecuzione di indagini “classiche”, incentrate su un minuzioso sopralluogo sulla scena del crimine, sull’analisi delle immagini della videosorveglianza dello stabilimento e degli esercizi limitrofi, sulle indicazioni riguardanti le targhe delle autovetture utilizzate e dalle informazioni fornite dai testimoni.

La svolta nelle indagini è stata rappresentata dall’individuazione dell’autovettura utilizzata dai malfattori per recarsi sul luogo del delitto, e per allontanarsene una volta trafugata l’autovettura presa di mira. Gli accertamenti sugli utilizzatori dell’auto hanno portato gli investigatori a concentrare i propri sforzi tra la parte sud della provincia di Roma e la provincia di Latina.

Una volta avuto lo spunto iniziale, le successive investigazioni si sono sviluppate utilizzando tecniche investigative classiche, tra cui in primis l’analisi dei tabulati di traffico telefonico e delle celle radio-base, nonché servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati. Il complesso delle attività investigative ha così consentito di arricchire il quadro indiziario, oltre che sul furto di Faella, su svariati altri colpi. Tutti accomunati dal medesimo modus operandi, e tutti aventi ad oggetto autovetture sportive di grossa cilindrata: perlopiù Range Rover Sport (in 4 dei casi ricostruiti), ma anche Audi Q-5 e BMW x-6.

Nei giorni scorsi, poco prima operazione di oggi, uno degli indagati, sottoposto a perquisizione veicolare, era stato trovato in possesso di un disturbatore di frequenze, comunemente detto “jammer,” e di un “inverter” di corrente per la sua alimentazione, confermando così la tesi degli investigatori riguardo lo spessore delinquenziale del gruppo criminale, costituito da 3 soggetti, tutti originari del basso Lazio, veri e propri pendolari professionisti del crimine, dotati delle competenze tecniche necessarie all’utilizzo di dette apparecchiature per clonare i codici centralina e per impedire la localizzazione gps delle autovetture rubate.

L’operazione, condotta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Arezzo, ha portato i Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno a notificare due provvedimenti di obbligo di dimora nei confronti di due dei principali indagati, nei confronti dei quali sono stati ravvisati gravi indizi di colpevolezza in ordine alla commissione dei furti. I due d’ora in poi non potranno uscire dal territorio dei comuni di Ardea (RM) e di Cisterna di Latina (LT), ove risiedono. Il terzo indagato è stato invece destinatario di un decreto di perquisizione, finalizzato ad incrementare ulteriormente il quadro indiziario.


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