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Attualità mercoledì 18 novembre 2020 ore 16:35

Covid, "Più ascolto e attenzione per i cittadini"

La richiesta della Cisl ai Comuni ma soprattutto alla Asl. Amarezza per la scarsa comunicazione e sensibilità



AREZZO — "Riusciremo sicuramente a trovare il modo di uscire dalla profonda crisi economica che ci attanaglia. Siamo più preoccupati invece per la tutela di quella generazione di anziani che ci ha consegnato il diffuso benessere di cui abbiamo goduto fino a ieri, quei genitori, quei nonni che hanno di fatto supportato, meglio di ammortizzatori sociali ed economici, la spinta propulsiva del nostro territorio".

Sono le parole di Silvia Russo (Cisl Arezzo), responsabile della contrattazione sociale e sanitaria per tutta la provincia

La Russo si chiede se sia stato fatto abbastanza "per proteggere le persone più fragili dal Covid19 che rischia di annientare un’intera generazione anche qui ad Arezzo e provincia, dove i dati dei morti, dei ricoverati e dei sintomatici adesso parlano chiaro? Stiamo mettendo in campo tutte le sinergie necessarie per assisterli nel momento del bisogno? Abbiamo sfruttato il vantaggio che ci aveva concesso il primo passaggio della pandemia? Purtroppo non ci sembra di poter rispondere positivamente". 

Secondo la Cisl, emerge con nettezza l’esigenza di affrontare separazioni coatte dovute a ricoveri ospedalieri o all’isolamento nelle RSA o nei luoghi di assistenza preposti, non come inevitabile conseguenza della malattia, ma piuttosto della difficoltà di programmare e progettare soluzioni alternative o aggiuntive.

"Ovviamente non parliamo di responsabilità dei lavoratori della sanità pubblica, privata o del sociale che si stanno adoperando al di là delle loro forze e della capacità di ristoro di contratti scaduti e oramai inadeguati - continua Russo -  ma di chi forse, per motivi più o meno giustificabili, avendo ruolo politico e direttivo avrebbe dovuto impegnarsi di più, coinvolgendo forze sociali e volontariato in un sistema sinergico che potesse collaborare con il sistema pubblico e dentro il sistema pubblico, oltre l’ipotesi di implementazione delle assunzioni".

Ai Comuni e alla USL la Cisl propone e ha proposto una maggiore vicinanza alle persone, che significa, a volte, semplicemente ascolto e presenza: con numeri dedicati e una voce “amica” che spiega cosa fare e come; camper o altri mezzi che si muovano nelle città e nei paesi per incontrare chi ha necessità di prima assistenza informativa; “apertura” dei reparti ospedalieri con protocolli sanitari adeguati a personale volontario o comunque privato per assistere i degenti magari anziani e parzialmente non autosufficienti in momenti come quelli dell’igiene personale o del pasto o solo per aiutare il contatto video con le famiglie".

Silvia Russo sottolinea, con un pizzico di amarezza, "che abbiamo trovato maggiori aperture e sensibilità con gli enti locali che non con l’azienda sanitaria toscana Sud Est. Certo comprendiamo le difficoltà dei rigidi protocolli sanitari regionali e nazionali siano difficilmente emendabili per ragioni che attengono salute pubblica, tutela della privacy, sorveglianza sanitaria, ma il non conoscere nulla di come sono stati riorganizzati i reparti ospedalieri, la chiusura netta alle informazioni alle famiglie (qualche rapida telefonata, spesso molto sollecitata, non è la risposta), il non poter compiutamente conoscere come e da chi siano assistiti i nostri anziani crea angosce e falsi timori. Soluzioni, siamo convinti che potrebbero essere trovate, superando rigidità che prima di essere mediche e sanitarie sembrano di autotutela".

Uno spiraglio arriva dalle parole del presidente della regione Toscana Giani che apre una possibilità, seppur parziale e solo per il fine vita, di concretizzare una relazione tra famiglia e congiunto ricoverato. "Che non siano solo promesse! Ci attiveremo per ottenere il risultato" conclude Silvia Russo.


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