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Cultura domenica 02 maggio 2021 ore 07:30

Arezzo e le sue bellezze: Palazzo Pretorio

Con Ilaria Pugi, giovane storica dell'arte, scopriamo i segreti e le curiosità sull'edificio sede della Biblioteca



AREZZO — Uno dei palazzi più belli della città, ricco di storia e lodevole esempio di architettura aretina medievale e rinascimentale, è Palazzo Pretorio, sede, dal 1954, della Biblioteca Città di Arezzo

L’area su cui sorge il palazzo era occupata fin dal Duecento dalle abitazioni delle nobili famiglie aretine degli Albergotti, Lodomeri e Sassoli, e così il palazzo è il risultato dell’accorpamento di più edifici che, nonostante siano compresi sotto un’unica denominazione, hanno lasciato traccia delle varie rielaborazioni nel corso dei secoli, dando proprio l’impressione del susseguirsi di più palazzi, che rivelano strutture e stili che vanno dal XIV al XVI secolo.

Divenuto sede del Capitano di Giustizia prima, e acquistato poi dal Comune, ha ospitato - a partire dal 1404 e per circa cinquecento anni - le carceri fino al 1926, data in cui fu iniziato un lungo restauro terminato nel 1934, ad opera dell’architetto Giuseppe Castellucci, che restituì all’edificio l’aspetto monumentale che aveva nel XVI secolo. Lì poi vennero trasferiti il Museo Medievale e la Pinacoteca.

La bella facciata rivolta su via dei Pileati costituisce, insieme a quella del Palazzo dei Priori, un’eccezione rispetto alla sobrietà austera che caratterizza l’architettura aretina; è ornata da una gran quantità di stemmi di podestà e capitani che si sono susseguiti in città a partire dal 1434, anno in cui il Comune, con una apposita delibera, decise di far scolpire ed esporre su tutti gli edifici pubblici le armi o gli stemmi di quei podestà e capitani che avessero svolto il loro compito degnamente. L’interno del palazzo, bello e luminoso, conserva a piano terra l’antica cappella di famiglia, oggi utilizzata per conferenze e presentazioni di eventi culturali, dove si possono ammirare i resti di un affresco raffigurante l’Annunciazione. Sul lato nord della cappella si apre un bellissimo cortile con loggiato, quasi completamente rifatto dal Castellucci. Al primo piano una grande sala, illuminata dalle ampie finestre aperte sulla facciata, accoglie oggi tutti coloro che vogliono usufruire del servizio bibliotecario; al suo interno fa bella mostra uno dei tabernacoli che fortunatamente si sono conservati nel palazzo, nonostante le radicali modificazioni che le case medievali hanno subito nel corso dei secoli. Nel tabernacolo sopra citato sono ancora ben visibili Cristo crocifisso e ai suoi lati la Vergine Maria e il San Giovanni dolente. Un altro tabernacolo, risalente al XIV secolo, si trova invece in una sala più piccola, adiacente alla sala di accoglienza della biblioteca e conserva le immagini della Madonna con Bambino e Santi. Al secondo piano è invece di notevole interesse la sala dove vengono conservati i preziosi manoscritti e dove fu montato un bel soffitto ligneo del XVI secolo, che si trovava nel monastero di Santa Caterina in via Garibaldi.

Si possono notare in giro per il palazzo molti elementi che fanno riferimento alle costruzioni preesistenti, frammenti di decorazioni trecentesche e seicentesche, queste attribuite ad un allievo di Salvi di Castellucci, ma il susseguirsi delle molteplici stratificazioni dei restauri nel corso dei secoli, e la mancanza di uno studio critico completo, non permettono ancora oggi di avere un quadro completo sull’insieme dell’edificio. 

di Ilaria Pugi


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