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Attualità martedì 10 novembre 2020 ore 13:40

Febbre alta, l'odissea di un neonato

La famiglia vive giorni preoccupazione senza sapere se il piccolo è contagiato. Il padre si lamenta per l'assistenza sanitaria ricevuta



AREZZO — Trovarsi con un figlio di 4 mesi con febbre alta in questo periodo è un vero e proprio incubo

Un bimbo così piccolo non può segnalare cos'abbia che non va, come si sente. Non può aiutare un medico ad individuare i sintomi che stanno provocando l'alterazione di temperatura. 

Il padre del neonato, dopo aver superato questa "Odissea", si è rivolto al QuiNews per raccontare come, a suo dire sarebbero andati i fatti.

Il bambino ha appena 4 mesi. Senza alcuna avvisaglia di una qualche malattia in corso, i genitori di sono ritrovati con il piccolo preda di tremori continui. 

La febbre che continua a salire ed il bambino che, ovviamente, piange. Così il padre contatta il pediatra di famiglia che consiglia di recarsi al Pronto Soccorso. E così avviene. 

Al momento dell'accettazione la temperatura del piccolo sfiora  i 39 gradi. Madre e bimbo vengono condotti in reparto. La febbre continua a salire toccando quasi i 40 gradi.

I medici intervengono immediatamente. Il padre del bambino afferma che dopo aver eseguito le varie visite i medici ordinano determinati esami che, sempre secondo il genitore, sarebbero stati eseguito dopo oltre un'ora di tempo. 

Stick urine negativo e prelievo di sangue per le analisi che avrebbe evidenziato un numero troppo alto di globuli bianchi.

Il padre del piccolo afferma che nonostante le richieste pressanti, sul bimbo non sono stati stati effettuati gli screening per il Covid

Dopo alcune ore, il bambino è stato dimesso con due prescrizioni: somministrargli un antipiretico se la temperatura fosse stata superiore ai 38,5 gradi e portare in laboratorio le urine per le analisi dettagliate.

Sono passati giorni di apprensione, perché nessuno della famiglia aveva potuto effettuare un test sierologico o un tampone, escludendo quindi il contagio da Coronavirus. 

L'urinocoltura non è invece stata effettuata, troppo poco il materiale biologico consegnato per poter effettuare i test. 

Nello stesso tempo però, il pediatra ha ipotizzato -  visto che il piccolo adesso sta bene - che potesse trattarsi di un'infezione delle vie urinarie, ed ha prescritto una terapia.

Questa la storia che per fortuna si è conclusa solo con un grande spavento e nulla più.

Nel frattempo il padre del piccolo ha scritto all'Urp, l'Ufficio relazioni con il Pubblico della Asl, per lamentarsi del comportamento e dell'assistenza ricevuta.

Il genitore segnala di aver ricevuto la risposta da parte dell'ufficio con l'avviso che la sua segnalazione è stata prontamente inoltrata alla direzione.  


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