Attualità domenica 29 novembre 2020 ore 07:45
Hospice, oltre il Covid c'è di più
Gli aretini chiedono certezze. Serve una nuova e definitiva struttura per un luogo dove tranquillità e dignità devono essere garantite
AREZZO — Va bene l'emergenza sanitaria, passi pure che l'ospedale cittadino sia "sbilanciato" per accogliere i malati Covid ma adesso è l'ora di pensare all'Hospice.
Questa è una richiesta sacrosanta che facciamo a nome di tutti gli aretini. L'Hospice è l'espressione più alta dell'umanità e della sensibilità di un'intera comunità che deve necessariamente essere tutelata e rispettata.
L'opinione pubblica cittadina è unita e compatta nel chiedere una sistemazione definitiva per i malati terminali che non possono essere continuamente spostati da quella che è la loro ultima dimora. Non ci sono colori o bandiere che tengano, gli aretini pretendono certezze.
Sì perché l'Hospice è quella struttura dove trascorrono gli ultimi giorni tutti quei pazienti per i quali la medicina non può più fare niente. Quelle persone che necessitano di tranquillità, curate dalla dolcezza dei sanitari e circondate dall'affetto dei loro cari. Quel posto dove vengono somministrate le cure palliative, quelle che servono per soffrire di meno. Ma anche dove i familiari vengono seguiti da specialisti e psicoterapeuti che li preparano all'inevitabile.
Non una banale stanza di ospedale ma una camera calda, arredata e che in qualche modo ricorda quella casa dove il malato terminale non tornerà.
Insomma l'Hospice è quel luogo che a mente fredda provoca tristezza ma per chi è costretto a viverlo rappresenta un'ancora alla quale aggrapparsi.
Gli aretini lo hanno voluto, hanno contribuito anche a realizzarlo e adesso pretendono di riaverlo.
Il Covid c'è, lo sappiamo da mesi ma il virus non può e non deve monopolizzare tutto. Non può far perdere di vista i valori e l'umanità che contraddistinguono un'intera collettività.
Pertanto chiediamo a Asl e Amministrazione cittadina di sedersi attorno ad un tavolo per affrontare e risolvere, una volta per tutte, il problema dell'ubicazione dell'Hospice che acqua, neve o vento, quella deve essere e quella deve restare.
Ben vengano gli spot sulle mascherine, la città smoke free, la più grande centrale di tracciamento dell'Area Vasta o il braccialetto per monitorare i positivi. Tutte belle iniziative che servono a prevenire ma adesso bisogna curare.
Curare per dare la giusta dignità a chi si trova a dover imboccare una strada senza uscita, donando a malati e famiglie un luogo adeguato dove trascorrere ore lunghe, interminabili e che restano impresse nella memoria.
Andrea Duranti
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