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Attualità lunedì 29 maggio 2017 ore 09:37

Il ricordo dell’Heysel 32 anni dopo

Marco Donati: “L’Italia e la mia città pagarono un drammatico tributo di sangue per una partita di calcio e questo è assurdo e inaccettabile”



AREZZO — Il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, prima della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool morirono 39 persone, di cui 32 italiani, per colpa degli hooligans inglesi, delle autorità politiche e sportive belghe e dell’Uefa. Due di quelle vittime erano di Arezzo, la studentessa di Rigutino Giuseppina Conti e il medico Roberto Lorentini, morto tentando di salvare un connazionale e per questo medaglia d’argento al valore civile.

«Ci sono date che da aretini e da italiani restano impresse nella memoria – dichiara l’onorevole aretino Marco Donati – e il 29 maggio 1985, purtroppo, è una di queste. L’Italia e la mia città pagarono un drammatico tributo di sangue per una partita di calcio e questo è assurdo e inaccettabile».

Otello Lorentini, fondando l’Associazione fra i familiari delle vittime, ha fatto condannare l’Uefa con una sentenza che ha cambiato per sempre il mondo del calcio. Dopo la sua scomparsa il testimone è stato preso dal nipote Andrea, primogenito di Roberto, che nel 2015 ha rifondato l’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel.

«Otello Lorentini ci ha lasciato una grande eredità – continua Donati – eredità oggi portata avanti da suo nipote Andrea il quale, in una recente intervista a un importante quotidiano sportivo nazionale, ha dichiarato che la memoria serve per due cose: “Ricordare ed educare”».

«Andrea Lorentini – conclude Marco Donati – assieme all’Associazione che rappresenta si è fatto carico di presentare proposte concrete che mirano a trasmettere, attraverso la scuola, i veri valori dello sport e in particolare il rispetto degli avversari e credo sia compito della politica sostenere i progetti che vanno in questa direzione».


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