Flavio Insinna torna in tv su La7: «Accoglieremo tutte le famiglie d'Italia senza nessun pregiudizio»
Attualità mercoledì 29 aprile 2020 ore 16:20
Il vicedirettore del 118 racconta la sua odissea
Contagiato dal Coronavirus a metà marzo, oggi è definitivamente guarito. Giovanni Sbrana si è affacciato al balcone ed ha festeggiato con i vicini
AREZZO — Sbrana: “Ho temuto per i miei cari, nessuno è preparato a un evento del genere”
Il vicedirettore del 118 di Arezzo è definitivamente uscito dall'incubo Coronavirus.
Verso le metà dello scorso marzo, è risultato positivo al tampone.
Il malessere è iniziato con un leggero aumento della temperatura corporea, senza mai superare i 38°, dolori articolari e debolezza. E' stata quindi attivata la procedura assistenziale a domicilio per cui un medico dell’Igiene pubblica lo ha chiamato puntualmente ogni 48 ore per accertarsi delle condizioni di salute, come anche gli operatori dell’Usca e il medico competente.
“Ho sempre seguito le indicazioni dei colleghi infettivologi e dell’Igiene, questo mi ha aiutato a non avere paura - racconta Sbrana. La mia maggiore preoccupazione è stata in primis per i miei figli, oltre che per la mia ex moglie, gli amici e i colleghi con cui ero venuto in contatto nei giorni precedenti alla conferma di contagio. Alcuni di loro hanno dovuto fare il tamponi e i miei tre figli piccoli e la mia ex moglie sono anche stati in isolamento per due settimane, per fortuna solo in via cautelativa. Aver messo a rischio la loro salute è stata la sensazione peggiore di questa malattia”.
Durante l'isolamento Sbrana ha sempre cercato di tenere la mente occupata dandosi dei ritmi e delle regole nella giornata, senza mai rinunciare seppur fisso in casa, alle normali abitudini come radersi al mattino, tenere gli ambienti puliti.
“Essendo medico mi sono sentito più fortunato di altri contagiati, perchè sapevo cosa fare e come farmi aiutare in caso di bisogno – prosegue Sbrana. Inoltre ho trovato forte sostegno psicologico nel lavoro che sono in parte riuscito a svolgere da casa, soprattutto grazie ai colleghi medici e infermieri, rimasti a lavorare in maniera indefessa, che hanno saputo coinvolgermi nelle problematiche come fossi lì presente. Anche in quelle circostanze abbiamo continuato a essere una squadra, non mi sono mai sentito solo, né di peso”.
Dopo un settimana circa, i sintomi erano spariti, ma il tampone di controllo risultava ancora positivo. Il coronavirus impiega molti giorni a morire. Ma per Sbrana le speranza di guarigione diventa certezza al secondo tampone di controllo, dopo circa 7 giorni diventato negativo.
“La mattina dell'11 aprile, le colleghe dell’Igiene di Siena mi hanno annunciano la bella notizia e che di lì a poco avrei ricevuto la notifica di guarigione. Una gioia immensa! Mi sono istintivamente affacciato al terrazzo e ho festeggiato, pur da lontano, con i vicini".
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