Attualità mercoledì 07 dicembre 2016 ore 19:00
Pratacci disegna il suo futuro
L'area destinata alla produzione e agli ingrossi vuole rilanciarsi come zona polifunzionale per uscire dal grigiore e dalla crisi
AREZZO — Pratacci vuole diventare parte integrante della città di Arezzo.
L’area, sorta lungo il raccordo autostradale dalla fine degli anni Sessanta per ospitare gli insediamenti della distribuzione all’ingrosso e della produzione leggera, oggi rivendica uno status diverso e una vocazione polifunzionale. Smessi gli abiti vecchi di ‘appendice’, per quanto importante, della geografia economica aretina, intende proporsi come un vero e proprio quartiere urbano dove i laboratori di produzione e gli ingrossi si mescolano ai negozi al dettaglio, alle scuole e alle abitazioni.
A lanciare l’idea di una nuova identità per Pratacci sono gli imprenditori riuniti all’interno del Consorzio Sviluppo Pratacci, nato nel 2010 proprio per promuovere la riqualificazione dell’area e il rilancio delle sue attività economiche.
“Vogliamo condividere con l’amministrazione comunale un progetto di rilancio integrato ispirato alla riqualificazione di aree simili in Italia e all’estero”, ha spiegato il presidente del consorzio Alberto Bidini, “un progetto che contempli la trasformazione, l’ampliamento o la demolizione dei grandi manufatti che hanno fatto il loro tempo, lasciando spazio a nuovi edifici, aree verdi e spazi pubblici funzionali dagli asili a scuole e palestre, prevedendo dove possibile il cambio di destinazione d’uso per gli immobili recuperabili. Tutto, pur di scrollarsi di dosso la polvere di questi ultimi dieci anni di crisi, che si sono incisi profondamente perfino sul paesaggio visivo di Pratacci: capannoni dismessi, edifici abbandonati all’incuria, aree diventate discariche abusive. Un’immagine che non è di certo degna del passato glorioso di Pratacci, polo d’eccellenza per il commercio all’ingrosso in Italia, né delle tante imprese che qui lavorano ancora oggi”.
“È un progetto sfidante che vedo con favore”, ha detto il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, “un pezzo di città, nato con un’impostazione urbanistica ormai superata, che si rinnova con un processo di trasformazione apre opportunità importanti sia per i cittadini, che potrebbero cominciare a fruirlo per motivi legati al turismo, al commercio, ai servizi o al semplice divertimento, sia nell’ottica di attrarre investimenti e capitali da fuori città. Tenendo per buona la maglia infrastrutturale di Pratacci, lavoreremo per trovare un pacchetto normativo che consenta il cambio di destinazione d’uso e l’eventuale variazione volumetrica degli edifici. Il concetto di “economia circolare” che vale per i rifiuti dovrebbe valere anche per la riconversione delle aree urbane: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Le istituzioni a livello europeo dovrebbero recepirlo nelle normative del settore”.
Le imprese di Pratacci sono oggi 420, quasi il 50% (200) di commercio all’ingrosso, 100 di servizi, 90 rappresentative del comparto artigianale e 30 dell’industria, per un fatturato complessivo di quasi due miliardi di euro all’anno e oltre 2.500 occupati, senza contare l’afflusso quotidiano di agenti di commercio, uomini d’affari e clienti da tutta Italia.
“Le nostre sono imprese dinamiche ma hanno bisogno di togliersi la zavorra”, sottolinea Bidini, “dopo gli anni della crisi, che anche qui ha mietuto le sue vittime e imposto a tanti un ridimensionamento. Tanti imprenditori di Pratacci si trovano a pagare IMU e tasse per immobili inutilizzati, che non producono reddito. In pratica, ogni anno svaniscono oltre 350mila euro che potrebbero invece essere impiegati per aumentare l’occupazione e far crescere le aziende. Per questo chiediamo al Comune di aiutarci a capire se e come sia possibile rimodellare il tessuto urbanistico di Pratacci per evitare questo spreco inutile e liberare risorse per lo sviluppo”.
“Abbiamo già protocollato in Comune uno studio di fattibilità contenente alcuni contributi al nuovo regolamento urbanistico della città”, ha aggiunto Bidini, “ora però vorremmo fissare delle linee guida condivise con l’Amministrazione per portare avanti il nostro progetto più ambizioso, al quale stiamo lavorando insieme all’architetto Massimiliano Baquè dello Studio 3M+R”.
“Stiamo mettendo a punto un modello di trasformazione urbana e funzionale di lungo periodo, tale da costituire una road map nel percorso di rilancio di Pratacci”, ha detto l’architetto Massimiliano Baquè che cura il progetto con la collaborazione dell’architetto Giacomo Fabbri, “il confronto è con quanto avvenuto in realtà simili, come le aree produttive di Fano e di Pesaro in Italia, e con progetti già attuati in Svizzera o ad Amsterdam. Dal progetto passeremo alle strategie per attuarlo, che potranno essere adottate direttamente dall’Amministrazione per quanto compete, oppure dagli stessi imprenditori, magari con il sostegno di finanziamenti pubblici”.
“Il rilancio di Pratacci è una scommessa da vincere per l’intera città, non solo per gli imprenditori dell’area”, ha aggiunto la vicedirettrice della Confcommercio aretina Catiuscia Fei, “per questo da sempre la nostra associazione sostiene concretamente il Consorzio Sviluppo Pratacci, che in questi anni è riuscito a mettere a segno diversi obiettivi importanti, come la messa in sicurezza di incroci pericolosi, il rifacimento di alcune infrastrutture, il potenziamento dell’illuminazione. Ma ora dobbiamo passare ad azioni più incisive se vogliamo davvero riportare in auge questa parte di città. Del resto la trasformazione dei mercati e delle regole commerciali oggi corre molto più veloce di quanto l’urbanistica e la pianificazione economica possano fare. E se Pratacci fino agli anni Ottanta è stata polo commerciale d’eccellenza in Italia ora necessita di trovare un altro status. Una cosa è certa: con Pratacci Arezzo ha l’opportunità di colmare un gap di almeno trenta anni”.
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