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Cronaca martedì 21 aprile 2020 ore 19:17

Delitto di Levane, dalla depressione alla follia

Il racconto dei vicini di casa e conoscenti del 39enne che ha ucciso la figlia di tre anni. Per molti era una persona tranquilla ma turbata



LEVANE — Un gesto assurdo che ha brutalmente strappato la vita ad un'innocente. Una creatura di appena tre anni uccisa con una coltellata alla gola. Una tragedia che ancora ha molti lati oscuri e sui quali magistratura e inquirenti stanno indagando. Bilal Napia è il 39enne del Bangladesh che oggi, a Levane ha ammazzato la figlioletta di tre anni, ferito il primogenito di 12 e poi, dopo essersi denudato, si è gettato in un pozzo dove è stato recuperato dai Vigili del Fuoco.

L'uomo sta per essere dimesso dall'ospedale della Gruccia per essere trasferito al Carcere aretino dove dovrà rispondere di reati gravissimi.

Davanti alla villetta del delitto si respirava un clima surreale. Un misto di rabbia e sconforto serpeggiava tra i presenti.
Abbiamo avvicinato un operaio orafo, collega di lavoro dell'omicida, che lo definisce come persona buona che amava la famiglia. Anche un vicino di casa parla di un uomo, tranquillo e mite. Ma come è possibile allora tanta crudeltà? La risposta la sussurrano un po' tutti. Pare, infatti, che il bengalese fosse in preda alla depressione causata dalle preoccupazioni  per il posto di lavoro. L'omicida si trovava in cassa integrazione per motivi legati al Covid e questo sembra che gli avesse creato non pochi problemi psicologici. Anche il prete di Levane, don Angelo, sostiene che l'incertezze economiche stanno turbando la vita di molti extracomunitari che si rivolgono alla parrocchia in cerca di aiuto.

Gli inquirenti, per il momento, non rilasciano dichiarazioni. Ma dalle poche parole rubate agli investigatori si percepisce che la violenza perpetrata sul corpo della bimba è inaudita.

Insomma un omicidio efferato, inaudito, commesso da un padre che, in preda alla follia, ha privato la figlia del diritto e della gioia di vivere.


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