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Attualità lunedì 13 maggio 2024 ore 21:07

Il Ministro Urso a OroArezzo "Precious Fashion"

Il messaggio del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: «Evento di riferimento per il settore degli accessori di alta gamma»



AREZZO — Il sondaggio parla chiaro. Quasi il 70% delle aziende che producono accessori moda ritiene che tra dieci anni il settore sarà diverso. Di queste, il 37% ritiene che lo sarà «completamente», dal momento che il 54% del campione ha risposto il mercato si assesterà su quantitativi più ridotti e sostenibili. Stretto tra crisi geopolitiche e un eccesso della produzione post-Covid, l’accessorio moda prende una sosta a ripensare il proprio futuro con “Precious Fashion”, nella terza giornata di Oroarezzo di Italian Exhibition Group, che chiude domani ad Arezzo Fiere Congressi.

Il salone internazionale della manifattura orafa e gioielliera di IEG, assieme a Confindustria Federorafi e al magazine “Leather & Luxury” dà vita a un momento di confronto tra le due industry che hanno molto in comune dal punto di vista dell’uso di tecnologie sempre più sostenibili, condivisione di valori fondamentali del Made in Italy ma strategie per ora diverse. Il gioiello viaggia a ritmi di crescita a due cifre, l’accessorio risente dell’andamento di un mercato dove persino le temperature alte ad ottobre condizionano i consumi e perciò i bilanci delle imprese legate alla fashion industry. Quattro panel di alto spessore introdotti da Matteo Farsura, global exhibition manager delle fiere orafe di IEG e da Matteo Rovelli marketing manager di “Leather & Luxury”, che rendono “Precious Fashion” un «evento di riferimento per il settore degli accessori di alta gamma», come ha sottolineato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel suo messaggio.

Tavolo innovazione. Innovare per sopravvivere ed evolvere. «Dopo una crescita notevole – ha sottolineato Gianluigi Barettoni, presidente AFEMO – ora il settore vive un momento di crisi, la produzione è regolata dai brand. Ma la tecnologia ha un ruolo centrale, perché permette alle aziende di proporre ai brand nuove soluzioni o materiali». Atteggiamento confermato da Massimo Poliero, CEO di Legor Group: «In Italia si investe una media dell’1,4% dei ricavi in ricerca e sviluppo contro una media europea del 2,7. Mettere insieme aziende diverse nel settore orafo non è facile ma aggregare per avere massa critica è l’unica strada per sfruttare il nostro know-how». Ora è il turno dell’Intelligenza Artificiale, per velocizzare lo sviluppo di nuovi prodotti, ha ricordato Matteo Sgatti di Remira, mentre le tecniche evolvono verso la sostenibilità e l’obiettivo “zero waste” ha ricordato Lorenzo Cavaciocchi manager di Bluclad.

Tavolo stato attuale del mercato e tendenze. Beppe Angiolini, presidente onorario della Camera di buyer Moda, non ha dubbi: «Acquirenti più attenti, spesa più oculata in un contesto in cui i prezzi aumentano e i mercati internazionali non sono più quelli di un tempo». Mentre l’industry, ha sottolineato Alessandro Pacenti, Presidente Consorzio Physis Società Benefit, «a monte e a valle ha stakeholder molto esigenti, mentre l’accessorio resta una produzione di nicchia». Fast fashion contro lusso, distinzione da archiviare: rotta verso innovazione e sostenibilità in ogni caso: perché «così la fascia intermedia delle imprese si sposta verso la fascia alta di produzione». E poi le aggregazioni, ha ricordato Carlo Goggioli di Azimut che aumentano la redditività e permettono di sviluppare produzione e mercati globali. Lo scenario attuale e prossimo per l’export, lo ha delineato Sara Giusti della Direzione Ricerche e Studi di Intesa Sanpaolo: transizione digitale e verde sono i driver alla prova del taglio dei tassi BCE. Mentre l’aspetto della formazione delle persone completa il quadro, come ha ricordato Marina Grisolia di GI Group.

Tavolo Made in Italy. Cinque esempi di aziende che fanno oggi il Made in Italy, tra alta tecnologia, l’orologio veloce delle scadenze dei fondi PNRR e la prossima “transizione 5.0” voluta dal governo, le occasioni competitive che il bilancio di sostenibilità può creare; nella sintesi di Francesco Colli, CEO di Ingfor. Intanto Iren Ambiente Toscana contribuisce alla raccolta di RAEE che servono anche all’industria orafa e del gioiello con un nuovo impianto in costruzione nell’Aretino, come ha ricordato l’Ad Alfredo Rosini. Fabio Coradin, di MTWH e Stefano Macinai di Mami, hanno portato gli esempi dei benefici di scala che un gruppo strutturato crea e le specificità che gli “accessoristi” offrono ai brand che in territori piccoli investono in tecnologie e materiali. Mentre, infine, David Diracca, di Giovanni Lanfranchi Spa ha ricordato quanto l’humus fertile del rapporto tra scuola e impresa possa fare la differenza, dalla moda all’ingegneria, per la competitività; quando la burocrazia non ci si mette di mezzo.

Tavolo responsabilità. Resilienza, asset fondamentale dell’impresa. Ma che diventa più forte se condivisa da una comune «visione industriale». Sostenibilità, Due diligence e direttiva contro il green washing sono tre temi su cui l’Europa chiede rigore e serietà «manca però una metrica comune, per misurare davvero la concorrenza», ha detto Cristina Squarcialupi, presidente Chimet S.p.A e vicepresidente nazionale Federorafi. I parametri, infatti, non spaventano le imprese, se le certificazioni sono «science based» ha affermato Paolo Tempesti, di Fondazione Leaf. E che l’ambiente sia un tema non solo etico ma di competitività, diventa sempre più patrimonio comune delle imprese, a qualsiasi latitudine, in Paesi che si stanno adeguando in modo anche repentino a normative stringenti e molto ben applicate. «Quello che dobbiamo fare, anziché sottovalutare la capacità di applicare e far rispettare norme molto severe sulla tutela ambientale, è comunicare al meglio la nostra cultura e i nostri valori. Continuare a dare l'esempio, soprattutto per le nuove generazioni. Che è quello che ha permesso alla nostra azienda di essere quel che oggi è», ha chiosato Carlo Salomoni, quality manager di Prada in conclusione dell'evento.


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