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Attualità mercoledì 28 ottobre 2020 ore 17:00

Orari “lunghi” per salvare ristoranti e bar

Commercianti e artigiani aretini a Firenze per chiedere la deroga agli orari imposti dal decreto del governo. Cna: "Salvare le imprese"



AREZZO — Una deroga al Dpcm in chiave toscana. Obiettivo: autorizzare l’attività di ristoranti, pizzerie, pub e paninoteche fino alle 22; e prolungare le aperture di bar, pasticcerie e pizzerie a taglio fino alle 20. Non si tratta di un escamotage al decreto del governo che fissa la chiusura alle 18, bensì un provvedimento previsto in un comma delle disposizioni decise da Palazzo Chigi. 

E’ forte e chiara la richiesta delle associazioni di categoria al governatore della Toscana Eugenio Giani e all’assessore Marras. Richiesta rilanciata su scala regionale da Cna Arezzo che a Firenze ha portato le istanze dei commercianti e artigiani che rappresentano un pezzo fondamentale dell’economia cittadina.

Insieme a Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, e Confindustria, gli esponenti di Cna Arezzo hanno sollecitato la Regione a fare tutto il possibile per “salvaguardare le imprese dal rischio di ulteriori restrizioni. Difendere l’operatività e la funzionalità delle imprese del manifatturiero, del turismo, dei servizi e della somministrazione e commercio è fondamentale per la tenuta dell’economia e dell’occupazione nella nostra Regione”, è il grido dall’allarme degli imprenditori aretini. Netta la delle associazioni di categoria al presidente della giunta regionale Giani: “Consapevoli della necessità di agire con urgenza, chiediamo alla Regione che si pronunci a favore di questo provvedimento, che serve a garantire la tenuta occupazionale del settore, superando un’incongruenza che pare ogni giorno più evidente: imporre la chiusura alle ore 18 ai ristoranti equivale ad invitarli a chiudere. Se la chiusura fosse spostata almeno alle 22, invece, sarebbero perfettamente in condizione di garantire ai propri clienti il servizio, prendendo le prenotazioni per le 20. E salverebbero una parte importante del loro fatturato”.

Ora la parola passa a Palazzo Bastogi, ma il tempo stringe. 


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