Attualità lunedì 08 febbraio 2016 ore 10:46
Etruria, i giudici si riservano sull'insolvenza
Il tribunale fallimentare si è riservato di decidere anche sull'incostituzionalità del decreto salva-banche del governo. Presidio dei risparmiatori
AREZZO — La sentenza su due delle questioni cruciali nella vicenda dell'istituto di credito aretino non si farà comunque attendere a lungo. "Si tratta di decisioni che saranno prese a breve - ha confermato il procuratore Roberto Rossi - Il tribunale ha chiesto a tutte le parti se volevano una decisione unica sia sull'eccezione di incostituzionalità sia sull'insolvenza e tutti hanno accettato la discussione congiunta e quella comune".
La richiesta di insolvenza della vecchia Banca Etruria è stata avanzata dal commissario di Santoni. I giudici si sono riservati di decidere anche sull'incostituzionalità del bail-in, il nuovo meccanismo entrato in vigore il primo gennaio 2016 che stabilisce che eventuali crisi bancarie non siano più risolte ricorrendo a fondi pubblici o delle banche centrali bensì riducendo il valore delle azioni e di alcuni crediti dell'istituto, come quelli dei correntisti che abbiano più di 100mila euro sul loro conto corrente. L'eccezione sull'incostituzionalità del bail in è stata avanzata dagli avvocati dall'ultimo presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi. Michele Desario e Antonio Giunta. A loro avviso, il decreto salva-banche del governo Renzi, che è a monte dell'intervento su Banca Etruria, violerebbe l'articolo 3 (principio di eguaglianza) e l'articolo 47 (tutela del risparmio) della legge. Qualora l'eccezione venisse accolta, il processo dovrebbe essere interrotto in attesa di una pronuncia ad hoc della Consulta.
Prima e durante l'udienza, una trentina di obbligazionisti e risparmiatori di Banca Etruria hanno protestato davanti all'ingresso del tribunale civile. "Non votate più Pd, era meglio quello di prima, almeno si sapeva com'era" e "Restituiteci i nostri soldi" sono le frasi scandite in coro dai manifestanti davanti a vari cartelli contro il governo Renzi, Consob e Bankitalia.
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