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Cronaca mercoledì 06 luglio 2022 ore 12:30
Operai sfruttati nel giro dei subappalti illeciti
E' stata smantellata la rete di produzione di dispositivi di protezione anti Covid con hub in Toscana e ramificazioni in mezza Italia
PRATO — Sfruttavano gli operai spesso clandestini e in condizione di bisogno sottoponendoli a turni massacranti per produrre mascherine, camici e tute protettive anti Covid in regime di subappalto illecito. In questo modo le spese di manodopera venivano abbattute, così da massimizzare i profitti. Quando dunque piovevano commesse e appalti per forniture pubbliche, da canali commissariali e con la Regione Lazio in particolare, la produzione veniva di nuovo subappaltata alle ditte che sfruttavano gli operai. E così da capo.
Ebbene: ora quella rete con epicentro in Toscana e ramificazioni in mezza Italia è stata smantellata, con un'operazione investigativa di polizia culminata stamani con l'esecuzione di 16 misure cautelari tra Prato, dove tutto ha avuto inizio, Roma, Pavia, Modena e Isernia e notifica di avvisi di garanzia a 11 persone tra Pisa, Arezzo, Reggio-Emilia, Lecco, Campobasso, Vicenza, Bologna, Torino, Brescia, Lecce, Pavia, Modena e Isernia.
E' di 43 milioni il valore dei beni sequestrati e sono dunque complessivamente 27 le persone indagate. Per 16 di loro sono scattati in 4 casi gli arresti con custodia cautelare in carcere, in 6 casi gli arresti domiciliari e poi 2 divieti di esercitare uffici direttivi in persone giuridiche o imprese e 4 altri obblighi e divieti di dimora.
Le accuse sono a vario titolo di violazione del divieto di subappalto in contratti con la pubblica amministrazione, frode in forniture pubbliche, truffa aggravata ai danni dello Stato, sfruttamento del lavoro e impiego di manodopera clandestina, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, sottrazione di cose sottoposte a sequestro, violazione di sigilli, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e falsa attestazione a pubblico ufficiale su identità o qualità personali.
L'inchiesta, svolta dalla squadra mobile di Prato e coordinata dalla procura pratese, portata avanti con l'ausilio del gruppo specializzato per prevenzione e contrasto dello sfruttamento del lavoro della Asl centro, ha preso il via dall'esposto presentato da un'organizzazione sindacale circa la condizione di sfruttamento di un'operaio presso una ditta tessile.
E' via via emerso che il Pratese era divenuto un crocevia per la produzione illecita di dispositivi personali di protezione anti Covid. I principali contratti di fornitura su cui si è soffermata l'indagine, riferisce la procura di Prato, sono la fornitura di circa 2 milioni di camici protettivi monouso a favore della Asl Roma 2 e una commessa del Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 per 5.500.000 tute protettive monouso sterilizzate (8,10 euro l'una) e altrettante non sterilizzate (7,10 l'una).
Oggetto dei sequestri per un valore, come detto, di oltre 43 milioni di euro sono stati denaro, beni mobili e immobili, quote societarie. Durante le indagini è maturata anche l'ipotesi di percezione indebita di erogazioni per cassa integrazione Covid percepita per dipendenti che in realtà continuavano a lavorare.
"E' stato scaricato il costo della prevenzione nel pieno dell'emergenza pandemica sullo sfruttamento di lavoratori, spesso stranieri, privi di qualsiasi tutela legale nell'ambito del rapporto di lavoro", sono le parole del procuratore pratese Giuseppe Nicolosi.
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