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Attualità giovedì 12 novembre 2020 ore 17:41

Covid, le parole di Lorenzo per i negazionisti

Lorenzo Stocchi
Lorenzo Stocchi (foto tratta dalla sua pagina facebook)

Il giovane montevarchino racconta dal letto d’ospedale la sua lotta contro il Coronavirus per convincere chi ancora non crede alla pandemia



MONTEVARCHI — “Mi hanno messo il casco per respirare (Cpap, che ho tenuto per 11 lunghissimi giorni), ossigeno sparato à 60lt/minuto, un rumore assordante e continuo che mi impediva di sentire quello che mi dicevano i medici. Ed io non potevo esprimermi che a gesti perché non avevo fiato e potevo solo concentrarmi sul respiro dato che non mi bastava l'aria. A quel punto mi hanno portato in terapia intensiva. Ed è cominciato l'incubo”.

È questo uno dei passaggi più crudi e duri del lungo post che Lorenzo ha scritto – come ha potuto, perché è ancora in ospedale – per raccontare a tutti la sua terribile e ancora non terminata esperienza col Covid. Riassunta da quella foto postata che lo ritrae con la testa dentro al casco. É già riuscito nell’intento di far circolare questa prima parte della sua personale guerra contro il Coronavirus, rimbalzata sui social e ripresa da molti giornali che contribuiscono così a farla attivare a tutti. Specialmente ai negazionisti. È questo che il 35enne di Montevarchi, conosciuto anche per essere uno dei collaboratori del sindaco di Terranuova, voleva. Far capire che ci si può ammalare gravemente anche se si è giovani, forti, sportivi, in buona salute e pieni di vita come lui. Questo racconta la sua pagina facebook ricca di foto e racconti di viaggi e di giovani intense esperienze, di quando ci si sente forti e indistruttibili. Invece no, il Covid colpisce tutti. Anche chi è in ottima forma come lui. E ha seguito tutte le precauzioni del caso.

Lorenzo Stocchi riesce, nonostante le difficoltà del momento, a buttare giù una sorta di diario di quello che gli è accaduto qualche settimana fa: dalla prima febbriciattola, al primo test risultato negativo, dai dubbi su quel malessere alla “richiesta per il tampone, purtroppo in tutta la provincia non c'era un posto disponibile ed ho dovuto aspettare altre 24 ore”, al fiato che comincia a mancare, all’attesa dell’Usca allertata dal medico curante: “Purtroppo anche loro erano pieni di pazienti da visitare ed io ancora non avevo il risultato del tampone, quindi non avrebbero saputo se ricoverarmi per in un ospedale Covid o normale”. Fino al ricovero all’ospedale di Arezzo. Che rappresenta la speranza ma anche il momento della fatica, del dolore e del faccia a faccia con la morte.

“Poi il mio compagno di stanza (in realtà una sala operatoria riadattata) è morto. Ed anche se non lo conoscevo, era lì accanto a me da tre giorni. A quel punto sono crollato” scrive ancora il giovane montevarchino che sente di aver già perso, con una decina di chili, tutta la forza che aveva. “Durante le notti infinite, ho avuto delle incontrollabili crisi di pianto”.

Poi un altro momento drammatico: “Il quarto giorno hanno chiamato i miei per dirgli che mi avrebbero intubato. Non stavo migliorando ed era l'unica via percorribile. Entrambi i miei genitori in quel momento sono invecchiati. Mia mamma ha passato la notte a piangere e vomitare”.

Il diario di Lorenzo continua con altre scene di Covid.

Ora che sta lentamente guarendo dalla malattia, che sta riuscendo a scrivere ma non ancora a parlare Stocchi conclude così il suo lungo messaggio che ha il sapore di un appello: “Bisogna prevenire il virus a tutti i costi, fare sensibilizzazione e convincere gli scettici. Perché anche loro se ne renderanno conto quando una persona vicina è in fin di vita, ma sarà già tardi”.

In tanti mi hanno chiesto di raccontare la mia esperienza con il Covid-19. Molti avranno già letto queste parole (non...

Pubblicato da Lorenzo Stocchi su Giovedì 12 novembre 2020

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