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Attualità giovedì 06 aprile 2023 ore 09:55

In un anno nell'Aretino chiusi 9 sportelli bancari

La Cgil accende ancora i riflettori su una situazione generalizzata in tutto il territorio che continua a perdere servizi essenziali



AREZZO E PROVINCIA — Arezzo è la provincia toscana che, in percentuale, ha perso più sportelli bancari tra il 2021 e il 2022: meno 9 e cioè il 5,88% contro il 3,5% della media regionale. Le ultime chiusure sono state quelle di Chiusi della Verna e Badia Tedalda. Meno sportelli, meno servizi per famiglie e imprese, meno dipendenti (la Fisac, il sindacato di categoria della Cgil, stima un calo del 10%). Ma non degli utili che per il sistema bancario continuano a crescere.

“Siamo di fronte ad una sua radicale trasformazione – commenta Alessandro Tracchi, segretario provinciale della Cgil di Arezzo.-  L’evoluzione tecnologica favorisce l’uso delle app e quindi un rapporto tra cliente e istituto mediato solo dallo smartphone o dal pc. Ma siamo anche di fronte a strategie dei grandi gruppi bancari nazionali che puntano a rendere le “vecchie” filiali luoghi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati e dei quali le comunità locali avevano ed hanno bisogno. Il semplice cliente e cioè il lavoratore e il pensionato viene sostanzialmente scoraggiato a recarsi in banca e a fare, invece, tutto on line”.

La logica la sottolinea Maria Agueci, segretaria Fisac Cgil Arezzo: “si chiudono anche le filiali che fanno utili, ma prive di potenzialità commerciali, potenzialità da cui le banche si aspettano, e realizzano quindi altrove magari al nord e nelle più grandi aree metropolitane, utili sontuosi (nel 2022 i maggiori istituti di credito hanno totalizzato complessivamente circa 13 miliardi di utili). La chiusura di uno sportello non crea solo disagio ai clienti ma impoverisce anche il territorio”. 

“Questa spersonalizzazione – ancora Tracchi - non aiuta le famiglie e rende più difficile il rapporto della piccola impresa con il credito: vede infatti allontanarsi il luogo decisionale, perde il rapporto personale, si dissolve la conoscenza diretta del cliente, delle sue potenzialità, delle sue strategie d’impresa. L’obiettivo delle banche rimane quindi quello di fare utili in gran parte grazie ai costi fissi e a quelli dei servizi di intermediazione, quindi riducendo progressivamente il sostegno creditizio all’economia dei territori”.

Secondo la Cgil siamo di fronte ad un arrivederci se non a un addio alla banca del territorio. “Si è chiusa una fase storica del rapporto tra la provincia aretina e il credito. Il saldo di questa fase, per usare un linguaggio bancario, è tutto a favore delle banche e a danno delle famiglie e delle imprese. Rimane la presenza degli istituti di natura più locale e di quelli del credito cooperativo che però, per le loro dimensioni, non riescono sempre a dare risposta ai bisogni complessivi del territorio”. Tracchi, quindi, sollecita un intervento tempestivo e incisivo delle istituzioni locali. 


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