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Attualità sabato 08 ottobre 2016 ore 17:00

Fap chiede nuovo welfare per non-autosufficienti

Paolo Formelli, vice presidente nazionale Fap-Acli

Appello della Federazione Anziani e Pensionati (Acli). Attraverso il vicepresidente nazionale, l'aretino Formelli, evidenzia le difficoltà di tanti



AREZZO — La politica rivolga una rinnovata attenzione alla cura e alla tutela delle persone non-autosufficienti. A lanciare l'appello è la Federazione Anziani e Pensionati delle Acli che attraverso il suo vicepresidente nazionale, l'aretino Paolo Formelli, ha evidenziato le difficoltà vissute da sempre più cittadini che, con l'avanzare dell'età, non godono di risorse e assistenza per continuare una vita dignitosa.

L'analisi delle problematiche vissute dagli anziani e l'individuazione di strategie per superarle ha da sempre rappresentato una priorità della Fap-Acli che è quotidianamente attiva nell'ascolto dei bisogni e delle esigenze dei soggetti più deboli della popolazione. Le maggiori attenzioni sono rivolte alla terza età, una fascia particolarmente in difficoltà i cui problemi potrebbero essere soddisfatti con rinnovate scelte politiche volte al miglioramento del welfare, alla coesione sociale e alla lotta all'emarginazione.

In questo senso, una priorità riguarda il superamento dell'isolamento e della scarsa attenzione verso chi non è auto-sufficiente, prevedendo nuovi contributi e nuove forme di sostegno: il 60% delle famiglie italiane è infatti in difficoltà nel sostenere le spese d'assistenza ad un proprio caro e, di queste, il 25% ha dovuto intaccare una quota dei propri risparmi, il 50% ha ridotto i consumi e il 5% si è indebitato. 

La crisi economica ha reso ulteriormente grave la situazione, trasformando un bisogno di assistenza in un costo sociale altissimo e portando ad un aumento della povertà. «Negli ultimi dieci anni - spiega Formelli - la trasformazione del welfare e del sistema di assistenza italiano ha creato un paradosso: abbiamo assistito alla riduzione delle risorse pubbliche a disposizione e ad un progressivo disimpegno dei soggetti preposti alla sanità verso l'assistenza ai non-autosufficienti, nonostante il diritto alla salute. Sono state le stesse famiglie e il terzo settore che, con grandi fatiche, hanno coperto le carenze di scelte politiche e culturali che hanno ridotto gli spazi di salute, la coesione sociale e la solidarietà pubblica».


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