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venerdì 11 luglio 2025

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​Crescere “piccoli Buddha”

di Federica Giusti - venerdì 11 luglio 2025 ore 08:30

Qualche giorno fa, sbirciando sui social, ho trovato un post di un collega Enrico Chelini, con il quale sono stata subito d’accordo fin dal primo rigo! Non è facile trovare cose del genere in rete, perché ormai che parla di bambini difficilmente è uno psicologo. Spesso leggo commenti di osteopati, ostetriche e chi più ne ha più ne metta che elargiscono consigli su come crescere bambini sani, pur non avendo le competenze spesse volte (ovviamente lungi da me generalizzare contro le categorie, ci sono professionisti seri ed altri meno, come in ogni settore).

E, fatemelo dire, stanno facendo più danni della grandine!

Quante volte arrivano genitori in terapia che piangono e si vergognano perché non hanno seguito le dritte date, perché si sono arrabbiati, perché hanno lasciato il bambino piangere, perché si sentono inadeguati. Genitori fragili nel primo momento di cura e gestione dei figli che prendono alla lettera consigli spesso privi di fondamenti scientifici.

La battuta che faccio sempre è che la Montessori, che ci ha insegnato un sacco di cose molto utili e altre meno suoi bambini, ha avuto un figlio a fine ‘800 di nome Mario che ha fatto crescere da una famiglia contadina e ha ripreso con sé solo durante l’adolescenza di lui, affermando che fosse suo nipote. Aveva le sue buone ragioni, era una società molto diversa dalla nostra, e non porto questo esempio per sminuire né per giudicare la Montessori, ma solo per dire che anche lei era umana, anche lei ha fatto errori, come li facciamo tutti.

Il collega Chelini, nel suo post ricorda come sì possa essere giusto e corretto crescere bambini con una buona consapevolezza, ma non dovremmo e non potremmo aggiungo io, crescerli come “piccoli Buddha”, senza mai contrariali, facendoli diventare “divinità sacre intoccabili”. Non farli mai piangere significa passare il messaggio che ogni loro desiderio è un ordine. Ogni loro bisogno deve essere soddisfatto e immediatamente. Piangi quindi hai fame quindi eccomi subito a tua disposizione con il seno, oppure ti prendo subito in braccio, ti gratifico immediatamente. Questo è solo un piccolo esempio, ma se ne potrebbero fare mille. Una grande studiosa dello sviluppo psico emotivo del bambino, Melanie Klein, affermava che il rapporto del bambino con i suoi “oggetti relazionali” fosse fondamentale, e che questi dovessero essere ben identificati. Parlava di seno buono quando forniva cibo e seno cattivo quando ciò non avveniva, ma affermava anche che questa dualità era necessaria per poter avere uno sviluppo affettivo sano. Soddisfare sempre ogni desiderio, far esperire solo la relazione oggettuale in cui i miei desideri sono sempre soddisfatti, non aiuta un sano sviluppo psichico.

Bambini cresciuti senza limiti, senza un no, saranno bambini con scarsa addirittura nulla capacità di tollerare la frustrazione. Tutto sarà loro dovuto. Sempre, e non solo da piccoli. Perché se si cresce un piccolo tiranno sulle spalle dei genitori, lui capirà di poter fare ciò che vuole. In ogni contesto. Fino a che il contesto non diventerà ampio e troveranno muri, ostacoli e per loro sarà davvero difficile.

Chelini fa un’equazione molto dura e netta, ma che non può non trovarmi d’accordo. Lui afferma che bambini cresciuti come piccoli despoti diventeranno adulti fragili, anaffettivi e spaventati.

Il compito di noi genitori non è crescere figli perfetti, ma figli in grado di cadere e rialzarsi, di accettare la sconfitta, la noia, il no, l’assenza.

E voglio prendere in prestito dal collega anche le parole di chiusura “Educare con il cuore, sì. Ma senza perdere la testa”.

Federica Giusti

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