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giovedì 28 marzo 2024

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​Aiutati….che il Terapeuta ti aiuta!

di Federica Giusti - venerdì 28 ottobre 2022 ore 09:00

So che può sembrare banale, ma credo profondamente nel potere dell’aiuto che parte da ognuno di noi e senza il quale, nessun percorso di terapia, neanche alla presenza del miglior terapeuta del mondo, potrebbe funzionare.

Quello scatto, quel bagliore di coraggio che ci permette di metterci nella giusta posizione per poter far fronte alle nostre difficoltà, innanzitutto, semplicemente, intercettandole ed accogliendole.

E poi rimboccandoci le maniche! Non esistono pozioni magiche che possono sollevarci da questa responsabilità di consapevolezza, e, se devo essere sincera, ne sono molto contenta. Perché la soluzione facile e miracolosa non può andare all’origine del problema e non potrà mai, davvero, aiutarci a scioglierlo, ad indagarlo, ad affrontarlo. Tutto questo è possibile solo sfoderando le nostre risorse e, quindi, impegnandoci attivamente, facendo fatica e sporcandoci le mani.

In terapia non si spedisce il “pezzo rotto” della famiglia, nella speranza che si aggiusti quello senza intaccare il resto. Fare un lavoro di terapia serio e profondo, implica la messa in discussione di sé e delle relazioni più significative. Il che non significa dover buttare via tutto, ma, anzi, magari rivedere, ricucire, cercare di migliorare ove possibile. Ed è qualcosa che riguarda un sistema necessariamente, mai un singolo.

Se l’ortopedico ci dice che un nostro familiare deve subire un intervento chirurgico ad un ginocchio, non ci viene in mente di mettere in discussione la necessità dell’intervento, né di stare a sindacare sulla data e l’orario, i giorni di ricovero, e il numero di spostamenti infiniti da e verso il fisioterapista del caso. Molto probabilmente prenderemmo permessi a lavoro, salteremmo impegni vari, ma saremmo a disposizione. Quindi un familiare si è rotto un ginocchio ma tutto il sistema familiare si muove e cerca di aiutare e fare ciò che è in suo potere per gestire la situazione.

Se, però, è lo psicoterapeuta a dire che voi o un vostro familiare avete bisogno di sostegno, le cose cambiano. Gli impegni diventano più difficilmente gestibili, il lavoro diventa un muro invalicabile, e la routine familiare appare come data una volta per tutte, come fosse immutabile. E la risposta che arriva sembra simile ad un rifiuto, una sorta di ridimensionamento del problema. Alla fine mica è così grave da richiedere che un’intera famiglia si dimostri presente no?! Alla fine quel problema, lui o lei, può anche farselo passare, non dargli peso, fingere che non esista, o pensare a chi i problemi li ha davvero, di quelli seri, questi mica lo sono...e con questo pensare confuso alimentato da una forte resistenza alla messa in discussione e dalla paura del cambiamento, le terapie falliscono ancora prima di iniziare.

Ecco perché, provocatoriamente, dico “Aiutati, che il terapeuta ti aiuta!”. Nessuno ha il potere di gestirci, di convincerci a lavorare su noi stessi. Questo lo possiamo fare solo noi, con la nostra forza di volontà. L’ortopedico ci opera e mette a nostra disposizione la sua competenza, ma siamo noi che dobbiamo andare in ospedale, con il nostro ginocchio, disposti a farci aiutare. E la stessa cosa vale per la psicoterapia. Fino a che considereremo la salute mentale ed emotiva una salute di serie B, da mettere dopo il lavoro, gli impegni, le cene fuori, la palestra, gli amici, la scuola, gli allenamenti e chi più ne ha più ne metta, faremo fatica a prenderci davvero cura di noi.

Federica Giusti

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