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mercoledì 04 dicembre 2024

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​Il diritto ad essere disconnessi

di Federica Giusti - venerdì 18 ottobre 2024 ore 08:00

Viviamo in un mondo iper tecnologico e questo è sicuramente vantaggioso da tanti punti di vista.

Ma la tecnologia talvolta può diventare anche un’arma a doppio taglio, qualcosa che, anziché aiutare, finisce con il renderci schiavi.

E questo è ciò che accade con sms, messaggi whatsapp, telefonate e mail.

Sempre più lavori non hanno orario. Sempre più spesso ci sentiamo liberi di contattare qualcuno in ogni momento della giornata. Talvolta pensando: “Intanto ho scritto, leggerà quando può…”, talvolta credendo di non disturbare con una semplice richiesta.

Invece potrebbe essere utile iniziare a pensarla diversamente. Quando noi interagiamo anche professionalmente con qualcuno, “compriamo” le sue competenze e non il suo tempo o la sua vita.

Mandare ai collaboratori infinite mail e richieste dopo l’orario d’ufficio, scrivere messaggi con richieste nel fine settimana significa due cose, a mio avviso. La prima riguarda il non rispetto dell’altro come persona, difettando di empatia. La seconda riguarda la sempre più scarsa e rara capacità di tollerare la frustrazione dell’attesa.

Entrambi gli aspetti si legano al contesto storico culturale che stiamo vivendo e, quindi, a quello educativo che lo ha preceduto.

Educarci ed educare alla pazienza, all’attesa e al rispetto dovrebbe essere, ovviamente a parer mio, uno dei nostri obiettivi a livello sociale.

Qualche giorno fa è stata depositata una proposta di legge che vieta al datore di lavoro di contattare il dipendente fuori orario. E il fatto che sia servita una proposta e non ci si sia arrivati tramite buonsenso mi rattrista un po’.

Consigliare semplicemente di ignorare significa non riuscire completamente a vedere l’entità del problema. Non posso ignorare qualcuno che è prepotentemente entrato nella mia vita perché comunque mi sta facendo perdere del tempo, mi sta attivando, mi sta preoccupando, o altro ancora. E lo sta facendo in un momento in cui non dovrebbe farlo.

Molto meglio sarebbe riuscire ad attendere e chiedere solo quando possibilitati a farlo.

Se è vero che da soli non si cambia il mondo, è altrettanto vero che uniti ognuno può fare il suo. Pensiamoci tutti prima di scrivere o chiamare, sicuramente non perderemo niente, anzi!

Federica Giusti

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