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Attualità giovedì 27 maggio 2021 ore 21:00

Farnetani, "si vaccinino bimbi e ragazzi a scuola"

Il pediatra aretino ritiene importante approfittare degli ultimi giorni di lezioni per coprire anche gli studenti. E illustra degli studi a sostegno



AREZZO — “Dopo il via libera dell’Agenzia europea del farmaco Ema all’estensione d’uso del vaccino anti-Covid di Pfizer nella fascia 12-15 anni, atteso per domani, si potrebbero sfruttare gli ultimi giorni di scuola per vaccinare 2 milioni e mezzo di bambini e ragazzi”. A lanciare questo appello è il pediatra aretino, noto a livello nazionale, Italo Farnetani dal portale Orizzonte Scuola.

“Mi permetto di suggerirlo al commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, perché se si vaccina fra i banchi si ottengono alte percentuali di adesione e si può ottenere un’importante interruzione del contagio in una popolazione molto attiva che fa camminare il virus”, aggiunge.

“Abbiamo visto quanto sia efficace già la prima dose di vaccino – evidenzia anche all’Adnkronos Salute – Se si aspettano le vacanze e se non si inizia velocemente, si rischia di arrivare a settembre senza una percentuale congrua di studenti con una copertura vaccinale completa. Il rapporto con i pediatri di base è fondamentale. Ma bisogna far entrare i vaccini nelle scuole”.

Farnetani stesso ha firmato una ricerca che va in questa direzione. “Quando veniva praticata la vaccinazione contro la rosolia fra le bambine di quinta elementare – conclude – in un mio studio nel 1985 avevo rilevato in un ampio campione di soggetti che la vaccinazione non obbligatoria contro la rosolia effettuata nelle scuole aveva una grande accettazione. Per la vaccinazione non obbligatoria contro il morbillo le cose non andavano altrettanto bene, perché veniva effettuata nei distretti socio-sanitari, per cui i genitori dovevano avere un ruolo attivo per effettuare il vaccino, e infatti veniva praticata solo dal 56% dei bambini di età compresa fra i 3 e i 5 anni. La percentuale si riduceva al 30% nella fascia d’età 10-11 anni, che peraltro corrisponde all’età in cui veniva praticata l’anti-rosolia rifiutata solo dal 4% dei genitori”.


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